Un anno e mezzo di crisi, nessun concreto progetto di attività industriale e all’orizzonte il rischio di licenziamento per 300 lavoratori finora in contratto di solidarietà. Gli impegni assunti dal governo e dalla Regione Friuli Venezia Giulia? Lettera morta. Così adesso i dipendenti hanno deciso di scioperare per 8 ore entro il 19 dicembre, prossima data del tavolo aperto al ministero delle Imprese. La crisi di Wartsila Italia sfocia in una dura protesta dopo annunci vari e nomi di realtà industriali apparse e scomparse in un amen.
Nella ancora eterea ipotesi di un Accordo di programma – gli incontri inizieranno l’11 dicembre e l’idea è quella di replicare l’intesa che accompagnò la chiusura della Ferriera di Trieste – e nell’ancor più vago ruolo che dovrebbero avere Fincantieri e Ansaldo Energia, si è giunti in prossimità della scadenza dell’accordo con i finlandesi, che dall’1 gennaio potrebbero avviare la procedura di licenziamento per circa 300 lavoratori.
Una soluzione unilaterale non indolore e non immediata per Wartsila: dovrebbe pagare i 300 a stipendio integrale per 6 mesi più una sanzione per la norma contro le delocalizzazioni. La cifra potrebbe aggirarsi tra i 30 e i 35 milioni di euro, cioè più onerosa che non la proroga della solidarietà. Senza contare l’ostracismo che si attirerebbe in Italia dove resterebbe il service.
“Tutti gli attori che devono partecipare all’Accordo di programma facciano in fretta e in modo collaborativo”, è la richiesta del segretario territoriale della Uilm Antonio Rodà. “Abbiamo preso atto della preoccupazione e disillusione dei lavoratori dopo tanti annunci fatti e che finora non hanno portato a nulla di concreto – ha aggiunto – Dunque con questo sciopero vogliamo richiamare tutti e la stessa Wartsila ad avere senso di responsabilità anche per ammortizzatori sociali che saranno indispensabili per un Accordo di programma”.