Senza una pubblica amministrazione efficiente lo Stato non riesce a investire e spendere bene. Il rinnovamento della pa, con l’ingresso di una grande quantità di giovani motivati e competenti, è cruciale per l’attuazione delle politiche pubbliche in ambito sanitario, scolastico, della transizione ecologica e del miglioramento della vita nelle periferie. Il tema è caldissimo perché nei prossimi anni lo sblocco del turn-over consentirà l’ingresso di 500mila giovani, con la possibilità di raddoppiare il numero degli impiegati tra i 24 e i 39 anni. Oggi i dipendenti pubblici in quella fascia di età sono meno di un sesto: l’età media stando alle rilevazioni di ForumPa si è alzata dai 44,2 anni del 2001 ai 50,7 del 2021 e negli ultimi 10 anni la pa ha visto il numero dei dipendenti ridursi di 169mila unità nei principali comparti. Per accendere l’attenzione su questi dati il Forum Disuguaglianze e Diversità ha prodotto il mini-documentario “La PA che vorremmo. Rigenerare le amministrazioni pubbliche per garantire i diritti e attrarre i giovani” che sarà presentato l’11 dicembre con un evento online trasmesso sul canale Youtube del ForumDD.

L’Italia, ricorda il Forum, ha un numero totale di impiegati pubblici inferiore a quello dei principali paesi europei, sia in proporzione alla popolazione (5,5 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, contro 6,1 in Germania, 7,3 in Spagna, 8,1 in Gran Bretagna e 8,3 in Francia), sia in proporzione agli occupati (14 impiegati pubblici ogni 100 occupati contro i 16,9 in UK, i 17,2 in Spagna, i 19,2 in Francia).

Per raggiungere l’obiettivo di rinnovare la Pa occorre quindi curare tutte le fasi del processo di reclutamento: dall’identificazione chiara dei bisogni a prove concorsuali in grado di testare la capacità di risolvere problemi, valutate da una commissione ben assortita e ben motivata. Il contrario di quanto previsto con una recente legge sul rafforzamento delle amministrazioni pubbliche (74/2023) che ha addirittura previsto di assumere solo tramite prova scritta rinunciando al contatto diretto tra la commissione e il candidato. E occorre tener conto che i concorsi hanno perso attrattività: nel 2021 il numero dei candidati per ogni posto è sceso a un quinto del biennio precedente e, in media, due vincitori su dieci hanno rinunciato al posto con punte del 50% per quelli a tempo determinato. La PA, inoltre, sta conoscendo anche un’inedita competitività tra enti pubblici: nell’ultimo biennio il 42% dei candidati ha partecipato a più concorsi, e sono molti i vincitori che prendono servizio, ma lasciano dopo pochi mesi.

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