Due cittadini italiani sono rinchiusi da ottobre in un carcere della Finlandia ma i loro avvocati non riescono neanche a sapere il motivo. I legali sassaresi Ivano Iai e Francesco Lai chiedono che lo Stato intervenga sulle autorità finlandesi per fare chiarezza sulla loro vicenda. ”Nessun dato o elemento della vicenda che li riguarda può essere comunicato né agli scriventi difensori, né ai familiari i quali, ad oggi, non sanno per quali ragioni ufficiali Nicola Ruiu e Edmondo Casula siano stati arrestati”, scrivono gli avvocati. Chi cerca di assisterli non sa nulla del procedimento né quali siano i reati a loro contestati.
Riescono a comunicare con loro solo i familiari stretti, ma durante le telefonate è “vietato parlare del procedimento penale finlandese, anche semplicemente per comunicare le ragioni dell’arresto o le contestazioni penali mosse dall’Autorità locale, pena l’interruzione della chiamata in corso”. I due detenuti a Helsinki non parlano finlandese ma solo italiano e sardo. Ma “la lingua sarda risulta vietata nelle interlocuzioni con i detti congiunti, sebbene di comune uso tra loro – spiegano Iai e Lai -, in violazione di un diritto naturale riconosciuto universalmente e in pregiudizio della libertà espressiva che la relativa compressione comporta sul piano della dignità personale”. Ai familiari sono comunque riusciti a raccontare di essere detenuti in condizioni pessime, al freddo e con cibo scarso.
Neanche i difensori finlandesi hanno la possibilità di rivelare ai colleghi italiani i contenuti del procedimento in corso. Per questo gli avvocati Iai e Lai temono che i due sardi in cella “non riescano a percepire chiaramente i termini dell’accusa e a esercitare pienamente i propri diritti difensivi”. Questa situazione porta i due legali a chiedere aiuto allo Stato italiano perché, attraverso l’Ambasciata a Helsinki, intervenga con “lo Stato finlandese affinché sia assicurato il rispetto dei diritti umani, anche sul piano processuale”.