Alla base di una problematica tanto complessa c’è una serie di fattori di diversa origine. “Emerge prima di tutto un problema di mascolinità, di energia sessuale maschile in diminuzione nelle giovani generazioni”, afferma la dottoressa Marialessandra Panozzo, ginecologa e sessuologa di Prato, autrice di Il corpo, il sesso, l’amore (Terranuova 2019). Per cominciare, l’esperta punta il dito contro i fattori ambientali, in particolare gli xenoestrogeni, interferenti endocrini presenti in ftalati, PCB, bisfenolo A e altre sostanze chimiche capaci di contaminare l’acqua e il cibo. “Gli xenoestrogeni abbassano il tasso di fertilità, già molto diminuito rispetto al passato, e alterano la funzione ormonale”. In un mondo in cui tutto cambia (troppo) rapidamente, neanche il maschio è da meno. “Oggi quasi nessuno spermiogramma rientra nella norma, tanto che molti andrologi pensano di cambiare i valori perché l’uomo europeo medio non ci rientra più. Questa mancata funzionalità degli spermatozoi porta a una maggiore infertilità”. Un altro tassello che incrementa la denatalità. “E poi c’è la vita che facciamo, lo stress, l’assunzione di sostanze, tutti elementi che inevitabilmente influiscono”, aggiunge la sessuologa. Ma ancor più dell’aspetto medico, a farla da padrone potrebbe essere quello psico-sociale.

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