di Antonella Galetta

Venerdì, sabato e domenica scorsi, come educatrice Legambiente, ho partecipato al XII Congresso a Roma: eravamo tantissimi, provenienti dai vari circoli, tutti – spero – con un unico obiettivo essere i muratori, gli operai, che aiutano a plasmare il cambiamento, non solo ambientale ma anche culturale e sociale.

Stefano Ciafani è stato rieletto presidente, con lui alla guida Giorgio Zampetti, direttore generale, Serena Carpentieri e Vanessa Pallucchi, rispettivamente vicedirettrice e vicepresidente. Il motto di questo congresso è stato: innovare, includere, riconvertire per accelerare la transizione ecologica, superare la crisi climatica e costruire un futuro di pace. Ha aperto il congresso Stefano Ciafani dicendo che la transizione dovrà essere veloce e vera: il nostro compito con le bandiere gialle sarà quello di vigilare, sollecitare, indirizzare, inclinare il piano. La lentezza deve essere sconfitta. Se vogliamo rispondere al pianeta – e alle tasche degli italiani – bisogna correre: ci vorranno maestranze provenienti dalle amministrazioni, dal mondo del lavoro, della ricerca. Questa volta Stefano tende la mano ai giovani anche di altre associazioni che, come noi, hanno voglia di sporcarsi le mani per cambiare le cose.

Entrando al congresso, davanti ai giardini dell’auditorium del Massimo, mi hanno colpito le frasi appese ai pannelli:

Papa Francesco: “I giovani che in questi ultimi anni ci chiedono con insistenza di agire non avranno un pianeta diverso da quello che noi lasciamo a loro, da quello che potranno ricevere in funzione delle nostre scelte concrete di oggi. Questo è il momento della decisione che dia loro motivi di fiducia nel futuro”.
Sergio Mattarella: “I giovani che nel rispetto degli altri si impegnano per la difesa dell’ ambiente, tutti coloro che adempiono, con coscienza al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni, rendono onore alla liberazione della Resistenza”.
Liliana Segre: “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. E’ l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte, succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale come vaccino contro l’indifferenza”.

Davanti a queste parole, sono entrata ad ascoltare con fiducia e speranza le persone che si sono succedute sul palco. È intervenuto Landini che ha spiegato che è necessario il cambiamento nei sistemi di produzione e quindi anche del lavoro perché non abbiamo più tempo, le cose sono già accadute, vedi le alluvioni, le guerre che cambieranno gli scenari geopolitici. In quale direzione spingere? Bisogna lasciare tutto in mano al mercato? O meglio costruire un nuovo equilibrio ambientale fondato sulla giustizia sociale, sul lavoro e sostenibilità ambientale? Non sarà un passaggio facile, ma non abbiamo alternative.

Per Elly Schlein, giustizia climatica e sociale sono inscindibili: questa innovazione è già nel cuore dei giovani, nei movimenti, nelle università ma che in politica non è ancora arrivata. I più poveri, i più deboli stanno già pagando la lentezza del cambiamento. Non possiamo non ascoltare gli scienziati. “Perché questo governo – incalza Elly – non ha fatto nulla per l’emergenza climatica? Questo è un Governo nemico delle fonti rinnovabili”.

Sabato mattina poi, abbiamo lavorato a gruppi su tavoli per dare il via ai prossimi cantieri: adattamento alla crisi climatica, rivoluzione energetica, urbana, mobilità sostenibile, industriale, economia circolare, lotta alle legalità, aree protette e biodiversità, giovani e università. Io ho partecipato al gruppo agroecologia, parlando in particolare di impatto degli allevamenti per le emissioni di gas climalteranti (stime FAO generano circa il 15% delle emissioni totali) e di benessere animale. Ancora troppi additivi in frutta e verdura, ridurre il carico chimico, incentivare il bio in agricoltura per favorire gli impollinatori. Abbiamo anche parlato dell’importanza dell’educazione alimentare nelle scuole.

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