“Sembrano avere meno fame, hanno troppe sicurezze”. Il ct azzurro, Luciano Spalletti, nella sua intervista al Corriere della Sera si scaglia contro i giovani calciatori. Quelli che nel campionato italiano e pure in Nazionale trovano sempre meno spazio, almeno rispetto al confronto con l’estero. Secondo il commissario tecnico, la ragione è questa: “La loro formazione avviene su campi perfetti, con l’erba sintetica e le docce calde. Maradona, i filmati ce lo raccontano, si rotolava con il pallone in campi che sembravano acquitrini. C’era sofferenza, fatica, una innata cultura della sfida e del miglioramento“.
Spalletti poi continua la sua analisi: “I panni, dopo l’allenamento, vanno lavati, devono essere ben sporchi. I ragazzi oggi mettono il loro musino in ogni banalità. Si aspettano che tutto sia dovuto, sembrano avere poca voglia di sacrifici. I ragazzi da un po’ di tempo sono ‘Tutto e subito, altrimenti non è colpa mia‘”. Secondo l’allenatore di Certaldo, quindi, serve un diverso approccio: “Non ho timore a dire che in ogni campo e in ogni momento della formazione – un genitore, un insegnante, un allenatore – c’è bisogno di qualcuno che li aiuti a distinguere tra mondo reale e mondo virtuale, che gli faccia respirare la carnalità, la corporeità delle paure, degli incontri, delle possibilità. È questo il modo di proteggerli e di spronarli“. Insomma, per Spalletti i giovani “hanno bisogno di dolce autorevolezza“.
Il commissario tecnico ha anche raccontato il suo approccio a Coverciano: “La prima volta che sono entrato nello spogliatoio della Nazionale li ho fatti alzare in piedi e insieme abbiamo cantato l’inno d’Italia“. Spalletti è arrivato alla guida della Nazionale azzurra al posto di Mancini e ha guadagnato il pass per gli Europei 2024 grazie a un pareggio sofferto contro l’Ucraina. La strada verso la Germania è ancora lunga e in salita: “Ora abbiamo anche definito un grido di incitamento e motivazione che ci serve per sentirci uniti, vicini”, spiega Spalletti.