“Altro che ispettore Callaghan o il duro cowboy degli western, il carattere di mio padre Clint è quello del suo personaggio ne I Ponti di Madison County”. Come parla Kyle Eastwood di suo padre Clint è un esempio di elegante understatement familiare raro a vedersi. 55 anni, figlio della prima moglie del 93enne Eastwood, la 92enne Maggie Johnson, Kyle ha all’attivo otto film del padre – da Mystic River a J. Edgar, passando per Million dollar baby e Gran Torino – in qualità di compositore proprio assieme a Clint, e una carriera di contrabbassista jazz di rispetto planetario.
“Sono cresciuto in una casa dove i miei genitori vedevano molti film e ascoltavano di continuo dischi di jazz, country western e un po’ di Johnny Cash”, ha spiegato Eastwood durante una masterclass tenuta al 41esimo Torino Film Festival. A cinque anni papà Clint lo inizia al pianoforte (che lui già suonava), alla chitarra, e pure alla recitazione tanto che il piccolo Kyle appare in Breezy con William Holden – è il ragazzino in un negozio che viene ucciso – poi finisce coprotagonista con Clint di Honkytonk man (se non l’avete visto recuperatelo subito) ma fare l’attore non è di suo gradimento. A 18 anni l’illuminazione del basso e infine quando l’età si fa matura eccolo accompagnare, anzi meglio creare per Clint accordi e melodie dei tanti suoi capolavori.
“Spesso il nostro lavoro inizia così. Lui si siede al piano e accenna una melodia. Tutto questo avviene prima di girare, sia chiaro. A quel punto, ascoltate le sue idee al piano mi chiede se voglio suonare per lui”. Insomma quelle otto note che sui titoli di coda di Million dollar baby ci fanno piangere come fontane sono nate così. “Insieme guardiamo il primo montaggio del film e selezioniamo due tre scene importanti dal punto di vista musicale dove deve apparire un brano. Successivamente mi proietto le scene nel mio studio, ci lavoro di nuovo al piano, infine lui mi dà il riscontro finale”. Kyle però si accende quando parla di Gran Torino, “un progetto dove tutti i pezzi si sono messi insieme per magia, in modo organico e armonioso”: “È raro. La musica è stata un complemento perfetto alla narrazione. Raggiunsi Jamie Cullum a Londra e poi lui venne a casa di mio padre per registrare un suo brano al piano, in salotto. Lo sentiamo nella registrazione originale di quel giorno alla fine del film”.
Inevitabile che a un grado di separazione dal mito la curiosità dei partecipanti alla masterclass torinese diventi un momento da fan. “Voleva andare in pensione dopo Space cowboys? Non fatemi ridere. Non me lo vedo andare in pensione, non smetterà mai. Lavorare alla regia è la dipendenza che lo tiene in vita. Girerà finché avrà la forza di rimanere in piedi (in questo momento Clint sta finendo Il giurato numero 2 ad Atlanta con protagonisti Nicholas Hoult e Toni Collette ndr)”. E ancora: “Quando trascorriamo tempo insieme guardiamo molti film. Lui estrae dei vecchi nastri Betamax e mi fa scoprire ancora oggi film degli anni trenta, quaranta, cinquanta”. Eastwood è il più grande attore al mondo? “Sicuramente, ma quello che ha sempre voluto fare come professione, come passione, era il regista. Quando girava da attore film per la tv alla fine dei suoi ciak si fermava sul set e seguiva il lavoro della troupe. Il suo segreto è stato farsi trovare al posto giusto al momento giusto”. Clint ha un caratteraccio? “Mica vero. In privato non somiglia né ai duri cowboy di Leone o degli anni settanta, e nemmeno all’ispettore Callaghan. Papà è molto più accessibile e ha molto senso dell’umorismo. Forse quello che gli somiglia di più nella vita reale è il protagonista de I ponti di Madison County”. Domanda delle cento pistole, Clint è fascista?: “Non parliamo mai troppo di politica con mio padre. Negli anni settanta i critici di sinistra lo accusavano di fascismo. Credo però che per lui quello che conta sia una buona storia da sviluppare: il suo interesse è sempre stato per gli “underdog” (gli iniziali perdenti che però poi ottengono ragione dai fatti ndr), cioè per i diseredati, le persone non in grado di difendere se stesse, forse per questo lo hanno catalogato come conservatore”.