Contro la logica e contro tutti. Che il ministro Matteo Salvini fosse un bastian contrario lo si sapeva. Ma nella “cabina di regia”, riunita per decidere se e dove si farà la pista da bob, skeleton e slittino per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, sembra aver dato il meglio di sé. Secondo le indiscrezioni trapelate da Palazzo Chigi, infatti, il responsabile del dicastero delle Infrastrutture avrebbe nuovamente difeso l’ipotesi di realizzare l’impianto a Cortina. Avrebbe dovuto essere questa la sede iniziale, visto il dossier che ha portato alla vittoria nel 2019 della candidatura italiana. Poi però nessuna impresa ha risposto ai bandi di Infrastrutture Milano Cortina spa (Simico), perché il finanziamento (85 milioni di euro per i lavori, costo totale dell’operazione 124 milioni di euro) non era ritenuto allettante e perché i tempi sono ormai irrimediabilmente insufficienti. Partendo da zero si dovrebbe, infatti, ultimare la parte di pista necessaria per effettuare i collaudi richiesti dal Cio entro undici mesi. Un’impresa impossibile.
Salvini ha rilanciato Cortina, forse anche a causa delle polemiche, delle proteste del governatore veneto Luca Zaia che vuole compensazioni (gare olimpiche in più al Veneto) e della minaccia degli industriali di Belluno di avviare cause per danni. Il ministro ha assicurato che il Mit si farà carico di elaborare una proposta che “non costerà un centesimo in più agli italiani”. L’obiettivo del vicepremier, come fa sapere il Mit stesso, è quello di tutelare sia i contribuenti che il Veneto. Per questo presenterà al più presto una ipotesi. Alla riunione erano presenti per il governo anche i ministri dello Sport Andrea Abodi, dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e delle Disabilità Alessandra Locatelli. Presenti sia Zaia che il presidente del Coni Giovanni Malagò, mentre era collegato da remoto il sindaco di Milano Giuseppe Sala. La presa di posizione di Salvini è caduta come un fulmine nella discussione, anche perché Abodi si era esposto sostenendo la ristrutturazione dell’impianto dismesso di Cesana Pariol, in provincia di Torino, utilizzato per i Giochi del 2006, ma ormai chiuso da undici anni. Favorevole alla soluzione piemontese si era detto anche l’altro vicepresidente del consiglio, Antonio Tajani.
Eppure i dubbi sulla struttura torinese sono consistenti, visto che era alimentata con l’ammoniaca e per rimetterla in funzione si dovrebbe comunque senza affrontare una ristrutturazione radicale. In ogni caso, sul tavolo è arrivata la valutazione tecnica di Simico, che ha lavorato per settimane attorno all’ipotesi di Cesana, valutando i rischi, legati soprattutto ai costi e ai tempi di realizzazione. Cortina sembrava ormai irrimediabilmente fuori gioco, anche perché il cronoprogramma è chiaro: per costruire la pista da 124 milioni di euro si è ormai in ritardo di tre mesi, rispetto alla più rosea prospettiva, ammesso che si trovino imprese disposte a imbarcarsi all’ultimo momento in un progetto che è già stato bocciato. Il presidente Zaia ha insistito proponendo un progetto semplificato che assicuri l’infrastruttura e limiti le spese. Il ministro Giorgetti ha chiesto massima attenzione al rispetto dei limiti di spesa indicati in precedenza, ma la proposta di Cortina – eventualmente affiancata da un piano B – avrebbe avuto il placet del sindaco di Milano, Beppe Sala, e del governatore della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher.
La linea sponsorizzata da Salvini è stata però spiazzante anche nei confronti del Comitato Olimpico Internazionale, che ha sempre avversato il progetto di Cortina. “Il comitato organizzatore dei Giochi di Milano-Cortina 2026 sta per formalizzare il masterplan delle venue, nella direzione delle raccomandazioni fornite dal Cio per quanto riguarda lo sliding centre” è l’annuncio dato da un comunicato diffuso poche ore prima della cabina di regia, al termine del Summit Olimpico, presieduto dal presidente Thomas Bach: “Il Cio si aspetta che la decisione definitiva preveda l’organizzazione degli eventi in un centro già esistente e pienamente funzionante fuori dall’Italia”. Una bocciatura sia di Cortina che di Cesana. Poi un commento sull’andamento dell’organizzazione dell’Italia, che rischia una figuraccia proprio a causa della pista da bob: “Mentre tutte le federazioni degli sport invernali hanno notato e accolto con favore il maggiore impegno da parte del comitato organizzatore, i rappresentanti delle federazioni degli sport sul ghiaccio hanno informato il Summit che continueranno a monitorare da vicino gli sviluppi per quanto riguarda le loro sedi di gara”.
Irriducibile, Zaia aveva risposto al Cio, poco prima dell’inizio della cabina di regia: “Dice che la pista deve essere esistente? Il quesito è: e se è esistente una settimana prima delle Olimpiadi? Il Cio è sovrano nelle sue definizioni, perché comunque governa tutto quello che è il tema delle Olimpiadi. Qualcuno dice che ci sono pochi praticanti? Chiudiamo Monza, allora: quanti praticanti sono quelli della Formula Uno? C’è persino la nazionale giamaicana di bob. Ecco, noi li vogliamo vedere a Cortina”. Severa la reazione di Luana Zanella, capogruppo di Allenza Verdi e Sinistra alla Camera. “La pista a Cortina è stata esclusa da un nostro ordine del giorno approvato all’unanimità dalla Camera, le imprese hanno mandato deserte l’asta pubblica e la trattativa privata, il Cio ha detto no. Ora Salvini la ritira fuori. Si sta specializzando negli scempi ambientali e nello spreco di denaro, come per il Ponte di Messina. Ma le imprese oneste hanno già detto no”.