In Ucraina e a Gaza sono in atto due guerre disastrose, con massacri di civili e distruzione di infrastrutture che perpetueranno miseria e morte a lungo, anche dopo la conclusione delle attività belliche. Il governo italiano è schierato con l’Ucraina e con Israele, in entrambi i casi per una ragione di stato, essendo la Nato strategicamente più vicina a Netanyahu e a Zelensky che ai palestinesi e a Putin.
Però la ragione di stato cozza contro i principi del diritto internazionale ed è importante considerare le risoluzioni dell’Onu, che insieme con le sue agenzie e i suoi tribunali rappresenta l’organismo di massima autorevolezza mondiale. L’assemblea generale dell’Onu ha condannato con maggioranze schiaccianti tanto l’invasione russa dell’Ucraina quanto la guerra mossa da Israele a Gaza, pur condannando con uguale forza il criminale attacco mosso da Hamas contro la popolazione civile israeliana.
In questo, l’Onu è andata contro buona parte dell’opinione pubblica italiana, nella quale si fronteggiano due posizioni opposte, entrambe ben rappresentate: una favorevole all’Ucraina e a Israele, allineata con le posizioni governative; l’altra favorevole a Putin e ai palestinesi. Queste due posizioni sono rappresentate anche nella politica di vari stati esteri: gli Usa ad esempio hanno votato a favore della risoluzione che condanna la Russia e contro quella che condanna Israele, mentre la Russia ha fatto l’opposto.
Le ragioni dell’Onu sono molto solide: sia Putin che Netanyahu si sono macchiati di gravissime violazioni del diritto internazionale (autorevolmente ricordate, tra gli altri, dal segretario generale dell’Onu) e di crimini di guerra. Inoltre sia Putin che Netanyahu accampano ragioni simili, ed ugualmente prive di qualunque valore giuridico: gli ebrei israeliani avrebbero un diritto sulla Palestina in quanto promessa loro da Dio e governata da loro venticinque o trenta secoli fa, mentre la Russia avrebbe diritti sull’Ucraina in quanto dieci secoli fa vi era stato fondato il primo nucleo di quello che sarebbe diventato l’impero russo.
In entrambi i casi il paese invasore è molto più forte di quello invaso, e nessuno dei due è nuovo a imprese simili: la Russia in Cecenia e Georgia, Israele in Palestina e nel Golan. Inoltre in entrambi i casi una parte almeno della popolazione del paese invasore è convinta di essere in qualche modo superiore alla popolazione del paese invaso e di poter vantare diritti “morali” nei confronti di quella, diritti a tutti gli effetti neocolonialisti.
La differenza principale tra Russia e Israele consiste principalmente in questo: che Israele ha cominciato sessant’anni prima. In entrambi i casi l’Assemblea Generale dell’Onu si è schierata a favore delle popolazioni civili vittime di guerra: l’Ucraina e Gaza sono infatti invase da eserciti nemici che non risparmiano la popolazione civile né rispettano il diritto internazionale.
Nel caso di Gaza l’invasione militare è stata motivata da un sanguinoso attacco terroristico di Hamas ai danni della popolazione civile israeliana; nel caso dell’Ucraina da una situazione di tensione interna nella regione del Donbas, in gran parte fomentata da Putin stesso; ma nessuna provocazione può giustificare i crimini di guerra contro la popolazione civile. Queste considerazioni devono metterci in guardia: la popolazione vittima del neocolonialismo risponde col terrorismo: lo fanno i palestinesi con Hamas, lo fanno i ceceni. Lo farebbero presumibilmente gli ucraini per resistere alla “denazificazione” russa se fossero conquistati.
L’Onu non può materialmente intervenire in nessuno dei due fronti: dovrebbe inviare una forza armata internazionale e si troverebbe coinvolto nelle due guerre; inoltre sia gli Usa che la Russia hanno diritto di veto. Ciononostante non si può sottovalutare il valore morale e giuridico dei pronunciamenti dell’Onu: in assenza di questi, non sarebbe possibile nessuna valutazione e non esisterebbero altre ragioni che la forza bruta.