Fu un accattonaggio produttivo e lo girammo in condizioni francescane. Oggi rifare Una gita scolastica sarebbe impossibile”. Ha compiuto 40 anni uno dei film più selvatici e magici di Pupi Avati. E in apertura del XXII Festival del Cinema di Porretta Terme, proprio tra quei boschi e ruscelli dell’Appennino bolognese dove venne girato, ne è stata ricordata la genesi e lo sviluppo in presenza dell’85enne autore, in questi giorni verso la conclusione delle riprese del suo nuovo horror tratto dal suo libro L’orto americano.
“Doveva essere un documentario di promozione degli impianti sciistici e delle strutture alberghiere di quei luoghi”, racconta Avati al fattoquotidiano.it. “Io e mio fratello Antonio però rilanciammo con un film vero e proprio, anche se erano due sole paginette striminzite di sceneggiatura, che prevedeva questa gita all’aperto di 29 studenti e 2 professori da Bologna a Firenze negli anni ’10 attraversando l’Appennino. I fondi della Provincia non erano però sufficienti e ricordo che Antonio andò a contrattare di persona con banche locali e perfino con la Forestale. Fu un vero accattonaggio produttivo, girato in condizioni francescane, perché ragazze e ragazzi attori alloggiarono in scuole e case dismesse. Oggi non avrei e non avremmo quella sfrontatezza nel fare e sarebbe impossibile girare un film in questo modo”.
Avati spiega che ci fu molta improvvisazione in questo inusuale, per lui, on the road, tanto che l’inquadratura iconica e ricorrente del film – quella del professor Balla (Carlo Delle Piane) che apre il gruppo e dietro gli scolari in mezzo agli alberi appenninici – si formò strada facendo. Anche se fu il cast l’oggetto più curioso di Una gita scolastica, tutto composto da giovani volti non ancora affermati. Ci sono infatti l’esordio dell’avatiano Nik Novecento; Bob Messini del Trioreno; un imberbe Marcello Cesena (Jean Claude di Sensualità a corte a casa Gialappa’s); Rossana Casale che proprio in quei mesi pubblicava il suo primo album da solista; l’ambientalista, oggi consigliere comunale a Bologna, Davide Celli; ma soprattutto il regista Giovanni Veronesi, fratello dello scrittore Sandro, nel film sorta di studente seduttore che appare e scompare e che bacia la professoressa Stanzani (Tiziana Pini). “Sua zia – ricorda Pupi – era amica di mia suocera e chiese con insistenza di far recitare questo ragazzotto toscano che voleva fare il cinema”. Una gita scolastica vinse il Nastro d’argento nel 1984 ad ex aequo con E la nave va di Fellini: “All’epoca i premi contavano moltissimo, come la partecipazione ai festival e le recensioni della critica, anzi queste ultime potevano cambiare la vita di un film. Oggi, invece, non è più così”.