Un colloquio tra alleati che hanno già iniziato a sfidarsi in vista delle prossime elezioni Europee. Ma che devono, in qualche modo, salvare le apparenze dentro la stessa maggioranza. Giorgia Meloni e Matteo Salvini, al termine della riunione sul Pnrr, hanno avuto un colloquio di circa un’ora. Un faccia a faccia che, come da copione, le fonti interne fanno sapere essere stato “amichevole”, convocato per “aggiornarsi sui principali dossier”. Confermata, aggiungono, “la piena sintonia per raggiungere tutti gli obiettivi del programma elettorale con l’ambizione di rivincere le elezioni politiche al termine della scadenza naturale della legislatura”.

Una piena sintonia che però zoppica ogni giorno in un clima da campagna elettorale che sta facendo riemergere tutte le distanze tra i due leader. Perché mentre Meloni incassa il sostegno della presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola, che l’ha definita “donna forte ed europeista”, Matteo Salvini lavora per presentarsi come il più sovranista a livello europeo. E dopo il weekend con il cantiere nero a Firenze, oggi ha scritto una lettera al Corriere della Sera per chiedere “l’unità del centrodestra”, ma anche per protestare contro “i veti ai partiti sgraditi” in Europa. “A Firenze si sono ritrovate forze che propongono un’Europa diversa da quella plasmata (male) dai socialisti”, si legge. “Desideriamo proporre un modello diverso, promuovendo una cooperazione tra Stati con pari dignità capaci di accordarsi su alcuni temi fondamentali senza complicare la vita ai singoli governi nazionali, soprattutto se sgraditi all’orientamento della Commissione come troppe volte accaduto in passato”. E ancora: “È un insegnamento di Berlusconi – aggiunge – che sdoganò il Msi per bloccare il Pci-Pds, ora Pd. Includere. Non porre veti”. Un messaggio rivolto, soprattutto, agli alleati.

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