C’è un conto alla rovescia che riguarda il ministero della Giustizia e la carenza di direttori amministrativi, i “capi” dei funzionari degli uffici giudiziari che si rapportano con i vertici delle procure, dei tribunali e delle Corti d’Appello. Il ministero dovrebbe assumerne 300, dichiarati “idonei” dopo un concorso del 2021, ma tutto è fermo nonostante manchino ben 500 direttori amministrativi su circa 2044 posti indicati dalla pianta organica. Quindi la scopertura è di quasi il 25%. “Gli idonei direttori – dice uno dei portavoce del ‘Comitato Idonei Direttori Giustizia’, l’avv. Giandiego Monteleone – hanno deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria per far valere le proprie ragioni contro il Ministero della Giustizia. A gennaio le prime udienze ma confidiamo in un veloce e positivo ravvedimento del Ministero”.
Il tribunale del lavoro di Roma ha già fissato per il 10 gennaio l’udienza per 15 ricorrenti e quindi, se non ci saranno novità positive, si cominciano le cause. Questi 300 professionisti che hanno diritto all’assunzione avevano partecipato al concorso bandito nel 2020 dall’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per 400 posti. I primi 400 vincitori sono stati subito assunti nel 2021. Altri 300 sono stati dichiarati “idonei” appunto per essere inseriti nel piano assunzioni, dato la carenza di organico superiore a 400.
Ma cosa è successo nel frattempo, oltre al cambio di altri due governi? Nel corso di questi anni ci sono state promozioni interne al ministero della Giustizia di funzionari che sono passati dalla cosiddetta “seconda area” alla “terza area”, quella a cui appartengono i direttori amministrativi, ma nella quasi totalità dei casi i promossi non hanno ricoperto quel ruolo. Per cui mancano sempre direttori amministrativi degli uffici giudiziari. Da qui l’allargamento della pianta organica, deciso dal ministero l’estate scorsa dopo svariate interrogazioni parlamentari in cui il sottosegretario Andrea Delmastro ha spiegato che l’assunzione dei direttori amministrativi era possibile solo a seguito di una “rivisitazione” degli organici.
C’è poi stato un interpello, una “chiamata” del ministero rivolta ai funzionari interni che volessero spostarsi di sede per ricoprire il ruolo di direttore amministrativo vacante, ma la risposta è stata minima. Quindi, sempre sulla carta, adesso non ci sarebbe alcun ostacolo per l’assunzione di quei 300 direttori amministrativi in pectore. Anche i sindacati confederali sono d’accordo, hanno definito “urgente” in generale l’assunzione di idonei dei concorsi pubblici. C’è, però, “resistenza”, ci dicono fonti ministeriali, del sindacato autonomo Confintesa, vicino al centro-destra e bacino elettorale per la maggioranza di governo. In incontri riservati e informali Confintesa avrebbe fatto capire che si deve puntare a far diventare direttori amministrativi i funzionari già a via Arenula.
Questa “melina”, però, pesa sul servizio giustizia a cui hanno diritto i cittadini. “In queste condizioni non è possibile assicurare un funzionamento decoroso degli uffici” hanno denunciato i presidenti delle Corti d’ Apppello con una lettera riservata al ministro Nordio di cui Il Fatto ha raccontato sabato primo dicembre e che si riferisce alla grave carenza di organico di tutte le figure degli amministrativi negli uffici giudiziari. In media, negli uffici giudiziari italiani manca un funzionario su quattro. In merito ai direttori amministrativi e al contenzioso finito al tribunale del lavoro di Roma, il ministero si sta cautelando, prende tempo per risolvere “le questioni interne” e ha prorogato di un anno la graduatoria dei 300 idonei, portando la scadenza al 31 dicembre 2024, assunzione prevista “nel piano triennale dei fabbisogni di personale” 2023-2025.