Quasi un minore su tre in Italia rischia di finire in povertà o vivere una condizione di esclusione sociale. Appartiene infatti a nuclei familiari che versano in una condizione economica disagiata, con un reddito che non raggiunge il 60% della media. Emerge dai dati elaborati dall’Istat per fotografare la condizione di vita di bambini e ragazzi italiani. E nel confronto tra i paesi più ricchi al mondo, segnala l’Unicef, l’Italia si colloca nelle ultime posizioni. Più nel dettaglio, ad essere in pericolo sono il 28,8% dei minori al di sotto dei 16 anni, a fronte del 24,4% del totale della popolazione. Non è una sorpresa che i minori sono più svantaggiati quando risiedono nel Sud e nelle Isole dove si raggiunge un impressionante 46,6%, quasi uno su due. (46,6%). Al Centro ci si ferma al 21,4% mentre al Nord al 18,3%. Importanti differenze in termini di rischio si rilevano poi tra le famiglie monogenitore (39,1%) rispetto alle coppie con figli minori (27,2%). In particolare, l’indicatore raggiunge il 41,3% quando in famiglia è presente solamente la madre.
Nel 2021 il 4,9% di chi ha meno di 16 anni viveva in una famiglia che ha sperimentato difficoltà tali da impedire l’acquisto del cibo necessario per un normale regime alimentare; la quota sale al 7% nel Mezzogiorno. Inoltre, il 2,5% non consuma almeno un pasto proteico al giorno perché la famiglia non può permetterselo. Il disagio colpisce in maggior misura minori di cittadinanza straniera che mostrano un rischio di povertà o esclusione sociale pari al 41,5%, un valore superiore di quasi 15 punti percentuali rispetto al dato dei coetanei di cittadinanza italiana . Questa differenza raggiunge il suo massimo nel Mezzogiorno, dove il rischio di povertà o esclusione sociale è pari rispettivamente a 89,2% e 45,4%; nel Nord, il dato per i minori di cittadinanza straniera è in linea con quello nazionale (41,1%) mentre il valore per i coetanei di cittadinanza italiana è molto contenuto (13,4%).
Unicef: Italia 34esuma su 39 paesi – La condizione italiana si può rapportare a quella degli altri paesi grazie ai dati appena diffusi dall’Unicef. L’Italia si situa al 34° posto su 39 paesi nella classifica della povertà monetaria dei bambini dei paesi ricchi. Più di 1 bambino su 4 (25,5%) vive in condizioni di povertà relativa legata al reddito (media tra il 2019 e il 2021). L’Italia si colloca al 33° posto per quanto riguarda la povertà minorile in termini di reddito più recente e al 25° posto circa la variazione della povertà minorile tra il 2012-14 e il 2019-21. Secondo il rapporto elaborato da Unicef Innocenti – Global Office of Research and Foresight, “l’Italia ha compiuto pochi progressi verso l’eliminazione della povertà minorile: la diminuzione è stata inferiore all’1% (più precisamente, 0,8%). La povertà in Italia è spesso di natura persistente.
L’aiuto del Reddito di cittadinanza – Nel 2021, è stato stimato che il 17,5% di tutti i bambini ha vissuto in condizioni di povertà anche nei 2 anni precedenti. Questo dato è preoccupante perché periodi più lunghi di povertà hanno un impatto ancora più negativo sui più piccoli. In merito alla povertà “non monetaria”. Tra il 2015 e il 2021, l’Italia ha ridotto la percentuale di bambini che vivono in condizioni “di grave privazione materiale dal 15,8% al 7,1%. Si tratta “di un miglioramento impressionante” dice l’Unicef aggiungendo però che “c’è ancora molto spazio per i progressi (ad esempio, in Finlandia, lo stesso tasso è dello 0,7%)”. Il rapporto non cita esplicitamente il Reddito di cittadinanza, eliminato dal governo Meloni, ma segnala che “Nel 2021, se non ci fossero stati trasferimenti monetari, la povertà minorile in Italia avrebbe raggiunto il 35,9%. Ciò dimostra quanto siano importanti le prestazioni in denaro per i bambini: hanno portato al di sopra della soglia di povertà quasi il 30% dei bambini che sarebbero stati sotto la soglia di povertà senza i trasferimenti”. Gli effetti della cancellazione del provvedimento si vedranno nelle statistiche relative dal 2023. Le cattive condizioni abitative rimangono un problema in Italia e riguardano il 18,1% dei bambini. Muffa, umidità e marciume nelle abitazioni rappresentano un rischio significativo per la salute dei bambini”.