È ancora grande la confusione sotto il cielo di Olimpia e tale rimarrà almeno fino a gennaio 2024 per quanto riguarda la pista da bob, skeleton e slittino, diventata più che un rebus, un tormentone su cui l’Italia dello sport e della politica si gioca la faccia. È infatti la politica la grande protagonista dello scontro in atto sulle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, come ha dimostrato la mossa del ministro leghista Matteo Salvini durante la cabina di regia tenutasi a Palazzo Chigi il 5 dicembre, durante la quale ha rilanciato l’ipotesi di un nuovo impianto a Cortina, che sembrava tramontata. A Milano, dopo poche ore, si è tenuta nella sede di Fondazione Milano Cortina 2026, ai piani alti della Torre Allianz, l’assemblea degli enti che compongono il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali 2026. Ed è subito apparso chiaro a tutti che una decisione non c’è, almeno ufficialmente, anche se dalla vittoria della candidatura italiana Milano-Cortina sono trascorsi quattro anni. Sul tavolo ci sono due progetti italiani (riesumare Cesana Pariol e fare ex novo l’impianto a Cortina) e quattro sedi estere (Svizzera, Austria, Germania, Stati Uniti). A decidere alla fine sarà il Comitato Olimpico Internazionale che ha dato un termine perentorio agli italiani, la fine di gennaio, per evitare una figuraccia planetaria. Ufficiosamente sembra che la soluzione estera sia ormai la più accreditata.
FONDAZIONE ALLA FINESTRA – L’incontro di Milano è stato interlocutorio. Fondazione ha scritto in una nota: “Restiamo in attesa di ricevere i progetti per avviare successivamente una fase di verifica con il Comitato Olimpico Internazionale e le Federazioni Internazionali, e di valutazione dei servizi accessori indispensabili alla realizzazione di una venue olimpica. La scadenza ultima e non procrastinabile per la definizione della strada da intraprendere è posta – in accordo con il CIO – entro gennaio 2024”. La data terminale è formalizzata per la prima volta. L’impressione è che alla fine la parola decisiva spetterà al vero padrone dei Giochi, il comitato internazionale in cui sono rappresentati i comitati nazionali. L’interlocuzione è affidata soprattutto a Giovanni Malagò, presidente del Coni, in corsa anche per futuri incarichi nel Cio.
POLITICI IN GUERRA – Inutile nascondersi che sia in atto uno scontro politico. Il ministro Salvini ha tirato fuori dal cilindro una promessa: un nuovo progetto per Cortina, che non farà spendere un euro in più agli italiani e non costringerà il Veneto del suo amico-nemico Luca Zaia a una bruciante rinuncia. Dall’altra parte, il vicepremier Antonio Tajani di Forza Italia è sponsor dell’ipotesi di riaprire l’impianto di Cesana, anche perché il governatore piemontese è l’azzurro Alberto Cirio. In mezzo sta Andrea Abodi, di Fratelli d’Italia, ministro dello sport che nelle ultime settimane si era speso per Cesana, ultima spiaggia per evitare il trasferimento all’estero. A tagliargli la strada è stata la proposta di Salvini che ha colto tutti di sorpresa, escluso forse il solo Zaia, che dopo aver messo in gioco la propria reputazione sulla nuova pista di Cortina, ne sta facendo una questione di immagine. Il governo non è disposto ad aumentare di un euro il finanziamento complessivo di 124 milioni, di cui circa 85 destinati alla costruzione vera e propria dell’impianto, ma è interessato a tenere il bob in Italia. In questo quadro Malagò disputa un’altra partita, tutta interna alla politica nel mondo dello sport e anche lui si sta giocando la faccia, se l’Italia non dovesse riuscire a mantenere i propri impegni.
CESANA, PROGETTO ALL’AMMONIACA – Il 5 dicembre a Roma, la società governativa Infrastrutture Milano Cortina (Simico) ha illustrato una relazione riguardante soprattutto il riavvio dell’impianto di Cesana Pariol (Torino) chiuso da 11 anni perché perdeva più di un milione di euro all’anno, basato sull’utilizzo di ammoniaca. Con 13 milioni di euro (contributo della Regione) si potrebbe riavviare temporaneamente il sistema di raffreddamento ed eseguire una manutenzione straordinaria. Cesana ha però tre problemi. Il primo riguarda l’impianto vecchio, con l’uso di 50 tonnellate di ammoniaca, che è un controsenso alla luce della sostenibilità ambientale. Il secondo riguarda l’impegno olimpico alla “legacy”, ovvero all’eredità che deve essere lasciata ai territori: in questo caso dovrebbe esserci l’impegno a riconvertire l’impianto obsoleto, con metodi più moderni, quando le Olimpiadi saranno finite, ma non ci saranno più i soldi per un investimento così impegnativo. Il terzo problema è quello delle pendenze delle curve, delle accelerazioni e delle velocità dei bob, che non sono in linea con le nuove norme di sicurezza volute dal Cio. Per l’omologa servirebbe quindi una deroga. Il Cio se la sentirà di farla, a prezzo del rischio di incidenti?
CORTINA, CONTRO OGNI LOGICA – Salvini vuole riproporre la nuova pista “Eugenio Monti” di Cortina. Qui i problemi sono ancora maggiori. Nessun costruttore ha partecipato al bando indetto da Simico o alla successiva procedura negoziata. Il finanziamento non viene ritenuto appetibile e il rischio che le imprese ci rimettano è concreto. I tempi erano già risicati se si fossero aperti i cantieri a fine settembre, adesso sembrano irrimediabilmente compromessi. Salvini ha fatto capire (l’idea originaria è venuta a Zaia) di poter presentare un progetto più ristretto, rinunciando ad alcune parti (museo del bob, parcheggi…). Questo potrebbe portare a un risparmio di 5-10 milioni di euro. Basta per invogliare le ditte costruttrici? Se il progetto venisse rivisto, servirebbe far ripartire la procedura da zero? In ogni caso, serve una nuova gara. Ben che vada se ne riparla a fine inverno, quando mancherebbero 8-9 mesi per arrivare a dicembre 2024 con la parte di pista pronta per il pre-collaudo e il collaudo, che non devono scavallare febbraio 2025, così da consentire i test event con alcune gare un anno prima dei giochi di febbraio 2026.
AIUTO DALL’ESTERO – Il Comitato Organizzatore Milano-Cortina ha confermato “di aver da tempo avviato, seguendo l’indirizzo espresso dal proprio consiglio di amministrazione, una fase di analisi e approfondimento delle caratteristiche degli sliding centre presenti sul panorama internazionale. Ad oggi i Comitati Olimpici Nazionali (NOC) di Stati Uniti, Germania, Austria e Svizzera hanno fatto pervenire la documentazione necessaria all’analisi”. Esistono quindi quattro alternative estere, ma almeno tutte le tre europee (Koenigsee, Sankt Moritz e Igls-Innsbruck) richiedono deroghe del Cio. Sankt Moritz viene infatti costruito ogni anno con ghiaccio naturale, gli altri due abbisognano di interventi di ristrutturazione.