Una cabinovia che taglia in due il versante di una montagna già “provata” dalle conseguenze della tempesta Vaia e già instabile sotto il profilo idrogeologico. Moena, comune trentino al confine tra le valli di Fiemme e Fassa, avrà il suo agognato impianto a fune, di cui si parla almeno dal 2013, che partirà direttamente dal paese per servire gli impianti dell’Alpe di Lusia. Ma le perplessità sul progetto non mancano. Non è un caso che se ne sia parlato così a lungo senza mai arrivare in fondo.

Ma dopo dieci anni, il prossimo gennaio ci sarà la gara d’appalto. Lo ha sostenuto Maurizio Sommavilla, presidente delle Funivie Moena spa, spiegando che “abbiamo dovuto rifare per tre volte il piano economico-finanziario della proposta, ma ora siamo finalmente a un passo dall’andare in appalto. Dall’inizio dei lavori ci vorranno 240 giorni per completare l’opera”. Non è la prima volta che si azzardano previsioni. Ad ottobre 2019 la Giunta provinciale del presidente Maurizio Fugatti, festeggiando la Valutazione d’impatto ambientale (Via), dichiarava che l’impianto sarebbe stato operativo per l’inverno 2020-2021.

Il progetto, presentato dalle società Leitner Spa, S.I.F Società Impianti Funiviari Lusia Spa e Funivie Moena Spa, prevede una spesa complessiva di circa 16 milioni di euro, con un finanziamento pubblico, inizialmente stimato in quasi 5 milioni di euro, lievitato prima a 6,1 e oggi a 7,8 milioni. Quasi il 50% del costo dell’opera. Il collegamento sarà assicurato da cabine da dieci posti lungo un tragitto di 2915 metri, con un dislivello di 647 metri e una portata oraria di 1800 persone. Con una stima di 180mila passaggi all’anno per 222 giorni di esercizio. La stazione a valle sarà costruita nella zona del parcheggio pubblico di Navalge, a Moena. Quella d’arrivo coinciderà con la stazione intermedia dell’impianto esistente Ronchi-Valbona-Le Cune, ricostruito nel 2008 da Leitner Spa. La gestione della cabinovia sarà affidata per 30 anni ai soggetti promotori, in un partenariato pubblico-privato dove, scrive l’associazione Mountain Wilderness “il vantaggio per la collettività appare quantomeno dubbio”.

Non per Sommavilla, per il quale “Moena aspetta il collegamento con estrema trepidazione. Il mercato attuale ci racconta che se non puoi raggiungere direttamente le piste dai paesi, rimani indietro rispetto agli altri comprensori sciistici”. Insomma un’opera imprescindibile. Sulla quale nutre forti dubbi Italia Nostra che ha spiegato a il Dolomiti come il progetto “inciderà su un’area forestale comunale d’importanza strategica, un bosco d’abete rosso quasi totalmente distrutto dalla tempesta Vaia e ora aggredito da un coleottero con straordinaria virulenza”, presenti rischi di instabilità geologica, interessando un’area “frequentemente interessata da frane”, ma anche valanghiva, come indicato nella Carta di rischio della Provincia. Con “un notevole impatto sul paesaggio”, considerando che “l’impianto risulterà visibile da tutti i versanti sopra l’abitato di Moena, oltre che dal versante opposto di Someda e Ronchi”. Con gravi ripercussioni sul traffico e, soprattutto, sui posti auto, la cui mancanza risulta cronica a Moena. Innanzitutto “dal parcheggio di Navalge, già insufficiente, l’impianto eliminerebbe più di 70 posti”. E poi “solo 14 delle quasi 60 strutture alberghiere sono ubicate entro 500 metri”. Circostanza che spingerà i turisti a ricorrere quanto meno a delle navette. Un incremento sul traffico già in sofferenza per il passaggio in direzione del Passo San Pellegrino e della Val di Fassa.

Non è tutto. Italia Nostra mostra perplessità anche “sull’utilità e sulla sostenibilità economica”. Dal momento che “è facile prevedere l’accumularsi di un indebitamento che risulterà presto insostenibile, portando al fallimento la gestione dell’impianto”. Senza contare che la struttura servirebbe un’area sciabile minore, quella di Valbona, già servita dalla cabinovia Ronchi-Valbona. “Gli operatori turistici locali – scrive l’associazione ambientalista – sostengono l’opera, ma dalla cittadinanza emerge una diffusa perplessità, sostenuta dal ricordo di altre scelte sbagliate finanziate con ingenti risorse pubbliche”.

Il progetto che piace tanto a Provincia di Trento, a Funivie Moena spa e naturalmente alle società interessate alla realizzazione dell’opera, fa storcere la bocca agli ambientalisti. Le tutela del paesaggio sembra ormai solo uno slogan. Anche in montagna.

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