La Juve manda un chiaro segnale al campionato: vince allo Stadium per uno a zero contro il Napoli, allunga la striscia di risultati utili consecutivi e non può più nascondersi le ambizioni scudetto. Tre punti chiave in una gara che è sempre crocevia per le due squadre e lo è in un momento in cui i bianconeri sono l’unico argine alla fuga dell’Inter, mentre il Napoli ricerca se stesso, smarrito dopo la sbornia scudetto. Nella scorsa stagione per il Napoli la gara contro la Juve fu crocevia due volte: all’andata, quando la Juventus a meno sette e reduce da otto vittorie consecutive si presentò al Maradona per accorciare sugli azzurri venendo invece travolta per 5 a 1 e al ritorno allo Stadium col gol al 93esimo di Raspadori che di fatto decretò la vittoria del campionato.

Poco è cambiato per la Juve, reduce da una striscia importante di vittorie e risultati utili e mira al primato, mentre sembra passato un secolo per il Napoli che ha salutato Spalletti e anche chi ne ha raccolto l’eredità e cerca una vittoria in un big match, finora mai trovata in stagione. Parte forte il Napoli, puntando agli uno contro uno in attacco e diventando pericoloso con Politano, mentre la Juve spaventa gli azzurri con le ripartenze veloci e con palloni velenosi per sorprendere la retroguardia finora allegra degli azzurri. E c’è Chiesa tra i bianconeri, valore aggiunto rispetto allo scorso anno viste le condizioni oggi straripanti e tali da fargli saltare come birilli gli avversari azzurri, fornendo occasioni per i compagni o creando più di un grattacapo dal suo lato. Il Napoli invece ha Osimhen, che da solo mette in crisi la difesa avversaria specie quando serve Kvaratskhelia solo completamente contro Szczesny, col georgiano che però manda incredibilmente alto. Napoli vicino al vantaggio anche con Di Lorenzo a botta sicura dopo una carambola scaturita da un calcio piazzato, ma la parata del portiere juventino è mostruosa e tiene la Juve sullo zero a zero. Se fosse stato gol, tuttavia, sarebbe stato annullato per fuorigioco.

E con gli azzurri generosi ma pasticcioni – che è già un deciso passo in avanti rispetto all’apatia soporifera di Garcia – e una Juve sorniona ma famelica si chiude un primo tempo a reti inviolate. Meglio la Juve invece in apertura di secondo tempo, con un palo colto su un’azione viziata da irregolarità. Poi i bianconeri trovano il vantaggio con l’uomo del momento: Gatti, che di testa salta su Rrahmani e la spedisce alle spalle di Meret. La curiosità è che quello di Gatti è il terzo gol beccato dal Napoli con Rrahmani sovrastato di testa: prima dello juventino ci erano riusciti Giroud e Lookman. Brividi Juve con Szczesny che sbaglia il rinvio e Osimhen che va in gol, ma il napoletano è in fuorigioco. Il Napoli prova a recuperarla ma a prescindere dalla difficoltà di bucare una delle difese meno perforate d’Europa trova il solito problema del gap atletico, arrivando in affanno e con poca lucidità nei minuti finali. Vince la Juve, che lancia, ancora, un segnale preciso al campionato: non è perfetta, non è più forte dell’Inter, ma è cinica, sa soffrire ed è solida come piace al suo allenatore, pochi fronzoli, tanti punti e chissà che sia la stagione del rilancio del corto muso. I campioni d’Italia invece hanno più d’un problema: con Mazzarri hanno ripreso verve, e se la giocano alla pari, ma se giocandosela alla pari con Real, Inter e Juventus si rimediano comunque e solo sconfitte è evidente che qualcosa non va, in particolare se negli uomini chiave, da Kvara a Di Lorenzo, da Rrahamani a Meret sembrano l’ombra degli eroi dello Scudetto.

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