Dall’Ecofin arriva il via libera alla revisione del Pnrr italiano e di quello di altri 12 Paesi membri. Con il sì arrivato dal tavolo dei ministri delle Finanze europei, il capitolo RepowerEu diventa definitivo. Secondo l’analisi della Commissione, le modifiche proposte dagli Stati membri non incidono sulla pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza dei loro piani di ripresa e resilienza. Il 7 agosto 2023 l’Italia ha presentato il suo piano modificato per la ripresa e la resilienza, che include un capitolo RepowerEU. Il piano vale ora 194,4 miliardi di euro, 122,6 miliardi di euro in prestiti e 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni.
“Un altro grande risultato del Governo che conferma la serietà e l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi”, ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in una nota. “Intendiamo proseguire su questa strada, nella consapevolezza che il successo del nostro Pnrr è nell’interesse della Nazione e dei cittadini”, ha aggiunto. Soddisfazione esprime anche il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto: “Si conclude in maniera positiva un lavoro intenso iniziato ad agosto e condotto con grande incisività ed efficacia dal governo italiano in stretta collaborazione con la Commissione europea”, ha detto. “La decisione del Consiglio di oggi riconosce e sancisce la qualità di quanto fatto. Quello di oggi è certamente un passaggio decisivo ed importantissimo ma non è un punto di arrivo. Il governo, in costante collaborazione con la Commissione europea, è già a lavoro per l’attuazione del Piano rivisto, a partire dagli obiettivi previsti per la quinta rata la cui richiesta verrà presentata in tempi brevi”, ha concluso Fitto.
Una notizia che arriva a pochi giorni avvertimento arrivato dall’Ufficio parlamentare di bilancio che, come già evidenziato dalla Corte dei Conti, ha sottolineato che l’utilizzo dei fondi del Pnrr arranca. Secondo i dati, al 26 novembre erano stati spesi in tutto 28,1 miliardi, il 14,7% delle risorse europee. Se per gli anni dal 2020 al 2022 sono state impiegate tutte le risorse programmate, nel 2023 gli esborsi ammontano a soli 2,5 miliardi, il 7,4% del programmato. Ma le informazioni più interessanti arrivano dalla ricognizione fatta su 231.140 progetti avviati e finanziati ai soggetti attuatori, quelli chiamati a bandire le gare: più del 75% delle fasi è in ritardo.