“Enough is enough”, il troppo stroppia. E con “troppo” il neo ministro dell’Interno britannico James Cleverly si riferisce agli immigrati. Una missione storica dei conservatori, quella di abbattere l’immigrazione verso il Regno Unito, una battaglia che stanno perdendo da almeno 13 anni, ma che ora rischia di affondare il partito nell’ abisso in vista delle probabili elezioni anticipate di primavera. Il tempo stringe, il governo Sunak si è reso conto che i numeri non fanno il suo gioco: l’immigrazione netta per il 2022 è aumentata di 745mila unità, ben oltre le 606mila previste. Così, nel panico del momento, ha dato un’improvvisa stretta non solo all’immigrazione clandestina ma anche a quella legale. Lo ha fatto con provvedimenti controversi e divisivi, come il trasferimento degli illegali in Ruanda e l’inasprimento dei criteri di ingresso per i lavoratori stranieri qualificati. “Misure palafitta” con cui i conservatori cercano di salvarsi quando, dalla Brexit ai rimpatri in Ruanda, i piani di cinque primi ministri in 7 anni stanno ora facendo acqua da tutte le parti.
Ruanda sicuro – “Il nuovo trattato che abbiamo siglato, risolve tutte le criticità addotte della Corte Suprema che nella sentenza di appello dello scorso mese ha giudicato illegale il piano di inviare i richiedenti asilo irregolari in Ruanda”, ha dichiarato Cleverly di rientro da Kigali dove ieri ha incontrato la controparte Vincent Biruta. Con il nuovo documento internazionale giuridicamente vincolante, il Ruanda si impegna a garantire gli standard di trattamento dei migranti espulsi dal Regno Unito e soprattutto che una volta arrivati dalla Gran Bretagna questi non saranno rispediti in patria (dove potrebbero essere vittima di torture o maltrattamenti) né in qualsiasi altro paese terzo.
Per i conservatori però non è ancora il momento di cantare vittoria e la strada è tutta in salita verso Westminster dove il governo Sunak sta spingendo per l’approvazione di una normativa di emergenza che dovrebbe recepire il nuovo trattato, forzando il Parlamento a riconoscere per legge, nero su bianco, che il Ruanda è a tutti gli effetti un paese sicuro. Un piano strategico con cui il premier Rishi Sunak, sotto la pressione dei conservatori più intransigenti, pensa di mettere a tacere tutti i giudici britannici e internazionali, a partire dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, che ad oggi hanno bloccato tutti i voli di sola andata per Kigali sulla pista di Heathrow. Intenzione del governo è fare in modo che le ricollocazioni di clandestini possano partire a primavera, in tempo per le elezioni. Per ora con biglietti di sola andata per Kigali, costata al governo 140 milioni di sterline (163 milioni di euro), sono decollate solo tre persone (poi rientrate). Preeti Patel, Suella Braverman e James Cleverly, sono i tre ministri dell’Interno che si sono succeduti a gestire questo piano pasticciato che è piaciuto tanto anche alla nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Una mannaia sui salari dei lavoratori qualificati – Se fermare gli scafisti e l’immigrazione clandestina nelle acque della Manica è una delle priorità del governo Sunak, l’attuale inquilino del 10 di Downing Street deve anche rispondere delle frustrazioni degli elettori più a destra per i fallimenti dei governi precedenti in materia di abbattimento del numero degli immigrati regolari. Sunak conta ora di lasciare fuori dall’isola 300mila lavoratori con un nuovo giro di vite che fa leva sul salario necessario per ottenere i visti di lavoro qualificato, ad oggi il 63% dei visti che vengono concessi e che quest’anno sono in aumento del 34% e ben del 157% nel comparto sanitario. Quindi dalla primavera del 2024 gli stranieri, inclusi noi italiani, che vogliano trasferirsi a lavorare in Regno Unito dovranno dimostrare un’offerta di salario di 45mila euro all’anno, non più 30mila.
Il salario richiesto aumenta del 30% e la barra di ingresso si abbassa notevolmente, se non si chiude proprio del tutto, per chef e pizzaioli in particolare ma anche per le altre professioni esercitate dai circa 530 lavoratori italiani che nel 2023 hanno ottenuto i visti di lavoro qualificato, per posti in finanza, marketing, ospitalità, sanità, manager e consulenti di imprese, programmatori, scienziati ed ingegneri. Brutte notizie anche per gli operatori stranieri nel settore della sanità e dei servizi assistenziali che potranno entrare in Gran Bretagna con il salario attuale ma non potranno più portare a seguito coniugi e figli a meno che non guadagnino 38,700 sterline per coprire i loro bisogni economici ed evitare che chiedano sussidi.
Sunak va giù duro proprio con la categoria tra le più essenziali e dove si registrano più criticità: “I 100mila lavoratori nei servizi sociali di quest’anno sono arrivati accompagnati da 120mila familiari dipendenti di cui solo il 25% ha trovato lavoro questo significa che un numero significante di persone ha attinto ai servizi pubblici senza far crescere l’economia” ha detto Cleverly nell’annunciare la stretta ai Comuni. E per gli studenti (una categoria in cui gli italiani sono ormai al decimo posto dopo Cinesi, Indiani e Nigeriani) che già avevano il divieto di portare familiari, saranno rivisti i due anni di grazia per rimanere nel paese dopo la conclusione del corso di studi.
Un boomerang economico, politico e sociale? ‘Take back control’ riprendiamoci il controllo dei nostri confini è il motto che dal 2016 i conservatori brexitieri mettono davanti a tutto. La Brexit non è riuscita nell’obiettivo se si pensa che in quello stesso anno la migrazione netta che tanto infuriava la destra aveva toccato un picco di 336mila stranieri, meno della metà di quelli attuali. Il fenomeno ha portato alla resurrezione del partito della Brexit, disintegratosi insieme al suo ex leader Nigel Farage, che ora con il nome di Reform UK è già al 6% dei consensi e minaccia di fare proselitismo anche tra i Tory pro Brexit duri e puri che potrebbero disertare il partito se le manovre anti immigrati di Sunak non funzioneranno. Una minaccia tanto pericolosa quanto il sorpasso dei laburisti con il 44% di preferenze che schiacciano i conservatori al 25% di consensi.
Ma giocare con i numeri dell’immigrazione e sulla “inglesizzazione” della forza lavoro qualificata avrà un impatto su un’economia in frenata per cui ci sono previsioni di crescita riviste in ribasso sia per il 2024 (dall’1,8% allo 0,7%) che per il 2025 dove addirittura l’aggiustamento delle previsioni si abbassa dal 2,5% all’1,4%. Dalle categorie la critica che toccare la forza lavoro equivale a togliere impulso alla crescita economica e sociale con i principali settori della sanità (che vanta il 18,3% di personale straniero) già a corto di 150mila addetti, e i comparti produttivi, da ospitalità, manifatturiero e costruzioni, che lamentano una mancanza di circa il 10% di personale, resa ancora più preoccupante dalle statistiche che mostrano come i giovani non sembrano interessati a trovare impiego in quei settori perché troppo faticosi. La migrazione di europei è già crollata del 70% dai picchi pre Brexit, gli studenti sono calati del 53% ed ora, volenti o nolenti, le nuove barriere per i lavoratori qualificati renderanno il Regno Unito una meta impossibile per molti professionisti stranieri. Almeno fino a quando – promette il leader Keir Starmer – i laburisti torneranno al governo e faranno retromarcia.