Scintille a Otto e mezzo (La7) sulla protesta del loggionista Marco Vizzardelli alla prima della Scala all’indirizzo del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Protagonista principale della bagarre è il direttore editoriale del Secolo d’Italia Italo Bocchino, collegato da Londra, che, pur esordendo in modo soft nel suo intervento definendo legittima la contestazione di Vizzardelli, snocciola diverse affermazioni che gli rimediano prima un rimbrotto della conduttrice Lilli Gruber e successivamente uno scontro acceso col giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi.
“La Digos ha fatto il suo lavoro – sostiene Bocchino – e deve accertare chi dice quelle parole, perché può essere il pacifico Vizzardelli ma può essere anche Cospito, che è un pericoloso anarchico. Io difendo Piantedosi, la Digos, il capo della Polizia perché hanno fatto il loro dovere. Poi Vizzardelli ha espresso delle sue opinioni. Sono le sue e se le tenga“.
“Veramente ha espresso un principio costituzionale“, ribatte Lilli Gruber.
“Non vedo il principio costituzionale – replica Bocchino – perché la Costituzione non dice che l’Italia è una Repubblica antifascista“.
“Peccato che la Costituzione nasca dall’antifascismo“, risponde la giornalista.
Bocchino poi accusa la sinistra di strumentalizzare Vizzardelli, definendo l’antifascismo “un tema stantio”: “C’è stata una vittoria elettorale della destra che ora governa l’Italia. Il pericolo del paese non è il fascismo, ma l’instabilità”.
Scanzi dissente dalla versione di Bocchino: “Secondo me, qui l’elemento importante è la motivazione del gesto di Vizzardelli. Lui ha fatto quello che ha fatto perché, come milioni di italiani, riteneva abbastanza irrituale, sgradevole e fastidioso che ci fosse da una parte Lilliana Segre, con tutto quello che rappresenta, e dall’altra parte Ignazio La Russa“.
Bocchino interrompe ripetutamente il giornalista, sostenendo che la maggioranza degli italiani non è con Vizzardelli (che l’ex parlamentare del Pdl chiama ‘Pizzardelli’): “Gli italiani lo ritengono un disturbatore“.
“Io invece vedo che anche a Londra resti un disturbatore come a Roma – osserva Scanzi – Meno male che almeno in questo sei coerente, anche se 10 anni fa dicevi altre cose“.
“Quando ci sei tu, lo sono sempre – replica l’ex parlamentare finiano – Anzi, lo sono ovunque, sul globo terraqueo“.
“Bravo – ironizza Scanzi – vedo che citi in maniera pedissequa la tua eroina Giorgia Meloni“.
La firma del Fatto poi contesta l’asserzione di Bocchino secondo cui la maggioranza degli italiani stia con La Russa: “Questo è l’eterno leitmotiv di Bocchino e della destra. Non è la maggioranza degli italiani, ma di quei pochi che hanno votato nel settembre del 2022. Dopodiché, vorrei dire a Bocchino che se nel ’38 avessero domandato agli italiani se erano d’accordo con le leggi razziali, la maggioranza avrebbe detto di sì. Ma questo non significava che le leggi fossero giusti. Quindi, il fatto che ci sia una maggioranza di elettori che in questo momento la pensa come La Russa non vuol dire che lui valga più della Segre”.
Ma ancora una volta Scanzi è interrotto da Bocchino : “Non citare le leggi razziali tu che occhieggi ad Hamas“.
Il giornalista insorge ma interviene Lilli Gruber che sbotta: “No, no, non cominciamo con Hamas o con Putin. Non mi porterete su questa china”.