È un Olaf Scholz in forte calo di popolarità quello che ha affrontato sabato il podio del Congresso della SPD. Secondo l’ultimo sondaggio diffuso dalla ARD il 7 dicembre, solo il 17% degli intervistati è soddisfatto del Governo e solo il 20% del suo lavoro. Appena il 23% (-14%) riconosce che il Cancelliere sia abile nel gestire le crisi contro il 71%. D’altronde molti hanno apprezzato in ottobre il videoappello contro l’antisemitismo del suo vice Robert Habeck, rimarcando che sarebbe stato compito di Olaf Scholz pronunciarlo. Se si andasse adesso alle urne la SPD prenderebbe solo il 14% delle preferenze, un vero e proprio crollo rispetto al 25,7% delle elezioni del 2021. Sommando i partiti al Governo d’altronde i tre sarebbero ridimensionati: dal 52% ad appena il 33% dei consensi.
All’ingresso del Cancelliere in sala venerdì nessuno si alza o batte le mani. Solo quando Malu Dreyer come presidente della sessione dice: “Salutiamo il quarto Cancelliere socialdemocratico, caro Olaf!”, arrivano gli applausi per Scholz dalla prima fila, ma nessuna ovazione in piedi. Alle 10 di sabato mattina nel suo atteso discorso, il cancelliere ha confermato a viso aperto la linea del governo, dicendosi fiducioso che “questo partito socialdemocratico anche nei prossimi anni resterà unito” ed assicurando che una soluzione di compromesso sul bilancio 2024 “non sfocerà in una riduzione dello stato sociale”, senza cedimenti nell’appoggio pieno all’Ucraina, né sugli investimenti per il futuro. Chiara anche la linea di sostegno all’autodifesa di Israele e la repulsione per espressioni sia di antisemitismo che contro i musulmani e che la SPD deve contrapporsi al populismo di destra. Altro Scholz non poteva promettere e i delegati sono parsi apprezzarlo. Ma l’unità sfoggiata dal partito è di fatto obbligata alla luce dei sondaggi. La SPD non è un’associazione elettorale del Cancelliere, anche se lo sostiene confermandone il corso, Scholz ha ricevuto un mandato chiaro che potrà rendere più difficili le trattative di bilancio con gli alleati.
L’ala giovanile, gli Jusos, lo aveva già criticato per la stretta sull’immigrazione che pare inseguire la AfD. Al congresso Scholz ha sottolineato come l’immigrazione debba essere controllata ma anche la necessità di attirare mano d’opera qualificata. La direzione ha varato una posizione di compromesso: appoggio al soccorso nel Mediterraneo e facilitazione dei ricongiungimenti familiari. Il partito di Tino Chrupalla, d’altronde, pur in calo nei sondaggi e messo sotto sorveglianza dal Verfassungschutz in Sassonia come forza di “sicure tendenze estremiste”, è dato al 21% e se si andasse alle urne diverrebbe il secondo partito.
Nel frattempo la SPD conferma l’animo di sinistra rieleggendo per un altro biennio l’attuale segretario generale ed ex Juso, Kevin Kühnert, con più del 92%, e anche il Ministro del lavoro Hubertus Heil – quasi santificato con più del 96% – a vicepresidente. Saskia Esken è rinominata alla guida del partito con l’82,6%, surclassando il 76,7% conseguito due anni fa, insieme a Lars Klingbeil, rimasto stabile rispetto al 2021, con l’85,6% dei voti contro l’86,3% di allora. Prima era stato segretario generale e quindi il regista della campagna elettorale di Olaf Scholz ed al Congresso venerdì ha infiammato i Genossen con chiari attacchi alla CDU.
Sia Esken che Klingbeil sono fautori di una riforma delle regole del freno al debito che dopo 43 prese di posizione il Congresso ha confermato di perseguire, accompagnata tuttavia da un’imposta patrimoniale una tantum per i più ricchi. In effetti un sondaggio dell’istituto economico Ifo tra 187 professori di economia dell’università tedesche ha registrato una maggioranza relativa del 48% che vorrebbe lasciare immutata la regola sul tetto all’indebitamento annuale allo 0,35% del PIL, ma ben il 44% ritiene che vada mantenuta in modo riformato ed un 6% la cancellerebbe. Circa due terzi degli economisti si sono detti comunque d’accordo al ricorso ad una sua sospensione per quest’anno. Ed anche se poi il 48% è più favorevole a colmare il buco di 17 miliardi emerso nel bilancio 2024 con risparmi, pur sempre un 38% ritiene un aumento del nuovo indebitamento come l’unica strada percorribile.
Da ex Ministro delle Finanze, Scholz avrebbe dovuto però prevedere la decisione della Corte costituzionale del 15 novembre contro l’iscrizione a bilancio di fondi non ancora spesi per scopi diversi un anno dopo. Ci aveva già provato il Governatore dell’Assia Volker Bouffier (CDU) con un fondo straordinario di 12 miliardi finanziato da prestiti per ammortizzare gli effetti della pandemia ed il Tribunale statale dell’Assia nel 2021 lo aveva censurato come incostituzionale. Logico che quanto non poteva essere ammesso per un Land difficilmente sarebbe stato lecito a livello federale. Un brutto biglietto da visita di fronte ai 600 delegati.
Al Congresso socialdemocratico, le polemiche interne sono però state finora tenute a bada. Tutto è passato senza colpi di scena, eletto il nuovo Consiglio, tra i delegati anche osservatori internazionali come l’ambasciatore israeliano Ron Prosor ed ospite d’onore il Presidente del Consiglio spagnolo Pedro Sanchéz, con Katharina Barley incoronata candidata di punta per le europee. D’altronde tutti i Genossen sanno che l’unica alternativa a questo governo sarebbe un ruolo di rincalzo in un gabinetto guidato dalla CDU di Friedrich Merz.