Restare a piedi fuori dalla stazione di Verona alla mezzanotte di un giorno prefestivo, dopo che l’ultimo Frecciarossa arrivato in ritardo di due ore ha scaricato i passeggeri fuori tempo massimo per prendere l’ultima coincidenza per Trento e Bolzano. E, bloccati dietro di lui, i vari regionali hanno fatto lo stesso. Nell’Italia dei ministri che fermano i treni succede anche questo. E se non sei Francesco Lollobrigida o se non hai in tasca un biglietto del Frecciarossa ritardatario abbinato alla coincidenza. Peggio ancora se viaggi con Trenord. Poco conta se sei uomo, donna, bambino, mamma, anziano o adolescente. O hai i soldi in tasca per prenderti un mezzo e/o una stanza, o hai qualcuno che ti viene a prendere, oppure in punta di diritto puoi solo stare tutta notte al gelo.

La notte del 7 dicembre a Verona il termometro è arrivato fino a -3. Il Frecciarossa 9763 si era fermato all’altezza di Lonato del Garda intorno alle 21.50, dopo che il macchinista ha fermato il convoglio perché aveva visto un uomo sui binari e non è riuscito ad evitarlo. Gli accertamenti che sono seguiti non hanno però dato prova della presenza di qualcuno e così dopo un paio d’ore il treno è ripartito. In quel lasso di tempo il capotreno aveva avuto modo di consultare la centrale operativa tanto da poter rassicurare i passeggeri sul fatto che chi aveva una coincidenza sarebbe stato accompagnato in taxi a destinazione.

Il treno diretto a Venezia è pieno: è la vigilia del classico ponte da montagna e la fermata intermedia di Verona è lo snodo principale per raggiungere Trentino e Alto Adige. Altrettanto affollati sono i regionali di Trenord che lo seguono a ruota, ospitando chi aveva scelto una via più economica. Ma nessuno ha pensato a loro, nemmeno lasciando aperta la stazione oltre l’orario canonico. E così all’arrivo a Verona, con la stazione in chiusura, una giovane addetta di Trenitalia si è presa cura solo ed esclusivamente di chi era in regola con i biglietti: niente da fare per chi ha viaggiato sul Frecciarossa e, pur essendo diretto a Trento, non aveva comprato la coincidenza “perché sa son sempre in ritardo, ho aspettato di vedere cosa succedeva”.

Niente da fare neanche per chi viaggiava sul Frecciarossa diretto a Peschiera e alla fermata si è trovato bloccato dalle porte chiuse. L’addetta è inflessibile, non chiede, non si consulta e non fornisce né un “mi scusi” nè tantomeno un voucher per un taxi al povero malcapitato che se ne va con un gesto stizzito dicendo “siete dei poveretti”. Niente da fare, poi, per quattro poveri turisti spagnoli che alla vista della pettorina rossa con scritto Trenitalia si avvicinano per chiedere aiuto: erano in vacanza a Milano e da lì avevano fatto una gita a Verona, avevano il treno di ritorno per le dieci e lo stavano aspettando fiduciosi da ore. L’addetta non sa, la stazione sta chiudendo, non se ne può occupare. I quattro si allontanano sconsolati, ma pronti a prendersi una stanza. Poi il miracolo: arrivano i regionali che erano rimasti bloccati dietro al Frecciarossa e uno di questi li riporterà a Milano.

Un problema risolto mentre se ne aprono molti altri: tutti i passeggeri di Trenord si riversano nella stazione e fanno capannello intorno alla pettorina rossa. Ma lei è inflessibile, non ha avuto istruzioni, non sa come giustificare. Ci sono persone anziane, infreddolite e stanche. Sono tante. E per fortuna mansuete o forse semplicemente incredule del fatto di essere state lasciate a piedi a mezzanotte al gelo, con la fila alla fermata dei taxi che si fa sempre più lunga. La prospettiva è di pagare un conto, per la sola tratta Verona-Trento, che arriverà sopra i 200 euro.

Entrambe le compagnie respingono ogni addebito. “Trenitalia garantisce a tutti i propri passeggeri l’arrivo a destinazione. Non risulta che ci siano state persone che hanno raggiunto Verona, con biglietto di Trenitalia, che non siano state riprotette. In ogni caso, l’azienda, sta facendo ulteriori verifiche”, fa sapere l’azienda dello Stato. “Se il treno è rimasto fermo non è colpa di nessuno, lo richiedono le autorità giudiziarie in questi casi – è invece la giustificazione del campione lombardo, Trenord – quando è ripartito i passeggeri sono stati portati a Verona, quindi a destinazione: la tratta successiva è di competenza di Trenitalia, Trenord non arriva a Trento, non si poteva fare altro”. Inutile insistere e chiedere se in questi casi le due compagnie non si dovrebbero parlare o se non è il caso di mettere a punto dei protocolli che regolino la protezione dei passeggeri nelle tratte gestite da entrambe. E dire che Trenitalia è azionista di Trenord. E che i biglietti di Trenord vengono venduti anche da Trenitalia.

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