La crociata di Anna Cisint, sindaco leghista di Monfalcone, contro la comunità islamica della città in riva all’Adriatico, è ormai diventata un caso politico, non solo amministrativo. La prima cittadina si è vantata dal palco della manifestazione organizzata da Matteo Salvini a Firenze, dicendo: “Un islamico terrorista è riuscito a sopravvivere a Milano per oltre un anno in una moschea. Da sindaco, ne ho chiuse due di illegali, erano pericolose per la sicurezza”. Infatti, a Monfalcone i credenti in Allah non hanno più un luogo dove pregare, dopo che per supposte ragioni urbanistiche sono state dichiarate non accessibili due strutture in via Duca d’Aosta e in via Fanin.
È così che si spiega un video che l’ingegnere Bou Konatè, uno dei responsabili del centro culturale islamico, ha girato l’8 dicembre all’interno della moschea deserta per il secondo venerdì consecutivo, dopo l’intervento dell’amministrazione comunale. Ha mostrato i locali e le terrazze vuote, ha spiegato che sono stati acquistati e ristrutturati con i contributi degli islamici. “Per noi non c’è più un posto per pregare e questo è contro la libertà di culto”, dichiara. Una terza iniziativa della sindaca leghista si è concretizzata dopo il comizio di Firenze, davanti ai sovranisti di mezza Europa. È un’ordinanza di inibizione ad entrare nel cantiere di un immobile in corso di ristrutturazione interna dal 2018. Si tratta di un vecchio supermercato acquistato dagli extracomunitari che volevano ricavare un altro luogo di preghiera. I lavori furono bloccati a causa di supposte violazioni delle norme antisismiche. Quando si sono visti privare delle due moschee, alcuni fedeli si sono riuniti nel cortile esterno di questa struttura in via Primo Maggio. Niente da fare, vietato stare anche lì. Puntuale è arrivata un’ingiunzione “con effetto immediato”, a tutela della pubblica incolumità, firmata da un dirigente comunale che si occupa di edilizia privata.
“Anche questo è molto grave, dove devono andare i musulmani, molti del Bangladesh, per pregare?”, si chiede Cristiana Morsolin, candidata sindaco del centrosinistra alle elezioni che hanno visto la riconferma di Cisint nel 2022. “Non dimentichiamo che la scorsa settimana sono state recapitate al centro islamico due pagine del Corano bruciate. Un grave atto di intolleranza e di razzismo che arriva non a caso dopo un periodo in cui Monfalcone è stata dipinta come un luogo di integralismo. La realtà non è questa”. Da alcune settimane è un botta e risposta continuo, anche perché Cisint continua a vedere il pericolo di islamizzazione. “Non può essere che quando chiedo di ridurre il velo, invece se ne incrementa l’adozione, che quando chiedo di evitare i sacchi in testa alle bambine iscritte a scuola queste continuano a venire coperte e che quando invoco di non mandare le ragazze contro il loro volere in sposa in Bangladesh i matrimoni combinati si ripropongono”.
“A Monfalcone c’è un pessimo clima a causa delle continue dichiarazioni della sindaca Cisint. Definire sacchi in testa i copricapi delle bambine è davvero irrispettoso e inaccettabile, nonché una provocazione di cattivo gusto”, hanno replicato Enrico Bullian e Diego Moretti, consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg e del Partito democratico. “Persone di qualsiasi fede religiosa hanno diritto a riunirsi e a professarla liberamente, anche in propri luoghi di culto o in centri culturali, o no? Lo sancisce la Costituzione. E se una città di medio-piccole dimensioni ha un terzo della popolazione di origine straniera, di cui una buona parte di religione musulmana, questi cittadini avranno la possibilità di riunirsi per pregare?”. Di qui la richiesta all’amministrazione comunale di individuare “una corretta destinazione urbanistica di alcune aree o immobili sul piano regolatore” per ospitare luoghi di preghiera.
L’intervento di Bullian e Moretti ha scaldato gli animi. Il capogruppo della Lega nel consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Antonio Calligaris, ha replicato: “La Sinistra dimostra di ignorare i gravi problemi che affliggono Monfalcone, quale conseguenza di un afflusso incontrollato di stranieri favorito dalla loro inerzia del passato che ha portato nel nostro contesto le peggiori pratiche di sopraffazione delle donne, i ripetuti abusi che hanno riguardato i sovraffollamenti, le inaccettabili condizioni igieniche dei loro negozi e le violazioni delle norme urbanistiche, nonché dell’ordine pubblico, legate ai due centri islamici”.