Si sono perse da sei giorni le notizie di Alexei Navalny, l’attivista e politico russo oppositore di Vladimir Putin che sta scontando una condanna a 19 anni di reclusione per “estremismo”. Secondo quanto riferisce sui social la sua portavoce Kira Yarmish, i funzionari della colonia penale numero 6 di Melekhovo (la struttura di massima sicurezza in cui risultava rinchiuso) affermano che Navalny “non è più nella loro lista di detenuti”, ma “si rifiutano di dire dove è stato trasferito“. Nemmeno lunedì mattina – come già nei giorni precedenti – il blogger è comparso in videocollegamento all’udienza di uno dei tanti procedimenti a suo carico: dal carcere avevano attribuito in un primo momento le assenze a un black-out, salvo poi cambiare versione. Dallo scorso 6 dicembre gli avvocati di Navalny non hanno più avuto il permesso di accedere alla struttura di Melekhovo (uno sperduto villaggio nella regione di Vladimir, nella Russia europea) e incontrare il loro assistito. Venerdì uno dei legali è rimasto fuori dal penitenziario tutto il giorno, senza risultati.
“Abbiamo saputo che Alexei ha avuto un serio problema di salute, la sua vita è in pericolo”, aveva denunciato sabato Maria Pevchikh, responsabile del reparto investigativo della Fondazione anticorruzione di Navalny. “La settimana scorsa si è sentito male in cella, ha avuto le vertigini e si è sdraiato sul pavimento. Il personale è intervenuto facendogli una flebo. Non sappiamo cosa fosse, ma visto che non gli viene dato da mangiare, è tenuto in una cella di isolamento senza ventilazione, sembra che sia svenuto per la fame“, aveva sottolineato. Nei giorni successivi al collasso tutto sembrava procedere normalmente, “gli avvocati lo hanno visto, si sentiva bene. Ma ormai è il terzo giorno che non sappiamo dove sia. E non ci sono state sue lettere per tutta la settimana”, aveva aggiunto. Due settimane fa l’attivista – sopravvissuto nel 2020 a un tentativo di avvelenamento con il Novichok, un agente nervino – aveva già accusato un malore durante un’udienza e si era accasciato a terra.