“Prima di tutto deve acquistare fiducia in sé stesso, cercando di nuotare senza aiuto”, dice Guendalina rivolta a Romeo, che le risponde, “Macché nuotare! Sto a cerca’ de arriva’ salvo alla terra!”. Guendalina è una delle due oche inglesi che, mentre stanno facendo un tour della Francia, incontrano Romeo, il gatto randagio di origine romana che trova Duchessa e i suoi gattini bloccati in campagna, e li aiuta. Gli Aristogatti, distribuito negli Stati Uniti l’11 dicembre 1970, è il ventesimo Classico Disney, l’ultimo progetto cinematografico approvato da Walt Disney e il primo prodotto dopo la sua morte. L’ennesimo capolavoro, animato. Che ruota soprattutto intorno a loro, degli animali. Dei gatti, il cui unico torto è quello di avere a che fare con alcuni umani. Uno, in particolare. Edgar, il maggiordomo della casa nella quale vivono, beatamente. La scoperta che la facoltosa padrona di casa ha intenzione di lasciare tutti i sui beni ai gatti e non a lui, sconvolge Edgar. Che decide di disfarsi dei gatti.

Una favola a lieto fine, nella quale l’inimitabile animazione è accompagnata da musiche e voci che sono diventate leggenda. Come quella di Maurice Chevalier che canta The Aristocats nei titoli di apertura. Oppure quella di Scatman Crothers, che dà corpo al personaggio di Scat Cat, il capo dei gatti randagi. Una favola con dialoghi e affermazioni nelle quali l’ironia, sottile, è un elemento imprescindibile. Un marchio di fabbrica. “Adelina, se cammino ancora finirà che mi verranno i piedi piatti!”, dice Guendalina ad Adelina, la gemella, oca, che le risponde, “Guendalina, noi siamo nate con i piedi piatti!” Non sono più agile come quando avevo ottant’anni”, dice Georges Hautecourt, il molto anziano avvocato di Madame Adelaide Bonfamille. E che dire della descrizione che Romeo, “er mejo der Colosseo”, fa di sé? Meravigliosa!

Confesso di aver visto Gli Aristogatti al cinema quando è stato distribuito in Italia. E poi ogni qualvolta lo hanno trasmesso in tv, sulle reti nazionali. Ma è stato, più tardi, in età più consapevole, potendo contare sulle videocassette e i dvd, che l’ho rivisto, in maniera quasi maniacale, assaporandone ogni sfumatura. Oltreché imparandone a memoria molte battute. Il motivo della mia ricerca de Gli Aristogatti? Forse anche per nostalgia, lo confesso. Nostalgia per il passato. Ma il motivo principale è altro. Di quei cartoni mi piaceva e mi piace la leggerezza pensata. Insomma, non superficialità, ma consapevolezza ponderata. Nel bene e nel male. La capacità di rispondere agli accadimenti, in maniera positiva. Cercando la soluzione. Che esiste, molto più spesso di quanto si creda. Se la si ricerca, davvero.
E poi mi piaceva e mi piace l’amicizia che viene raccontata. Solida. Al punto da divenire rassicurante. Soprattutto nei momenti di difficoltà. Un salvagente quando non si riesce a nuotare. Un punto d’incontro tra esseri anche così diversi, da sembrare opposti. Un affetto che può tramutarsi in eterno.

Oggi, 11 dicembre 2023, a 53 anni dalla sua “nascita”, guarderò nuovamente Gli Aristogatti. Lo farò in classe, a scuola. Festeggiando un capolavoro di animazione, senza tempo. Per ricordarmi dell’amicizia e della leggerezza. Per parlarne ai ragazzi, ancora.

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