Il Parlamento polacco ha eletto il leader centrista Donald Tusk come nuovo primo ministro, aprendo la strada a un nuovo governo pro Ue dopo 8 anni di governo conservatore. La Camera bassa del Parlamento, il Sejm, composto da 460 seggi, si è espresso a favore di Tusk con 248 voti contro 201, senza astensioni.

Dopo un breve discorso di Tusk, tutti i deputati si sono alzati per cantare l’inno nazionale. La nomina di Tusk giunge quasi due mesi dopo le elezioni. La maggioranza parlamentare era stata vinta da una coalizione di partiti, facenti capo a Tusk, che vanno dalla sinistra ai conservatori moderati; i partiti si erano presentati con liste separate, ma avevano promesso di lavorare insieme sotto la guida di Tusk per ripristinare gli standard democratici e migliorare i legami con gli alleati. Il presidente polacco Andrzej Duda, tuttavia, aveva affidato l’incarico al conservatore Mateusz Morawiecki, leader del partito Diritto e giustizia (PiS), che era risultato primo partito alle urne. Oggi, però, Morawiecki ha perso il voto di fiducia in Parlamento e la sua bocciatura ha spianato appunto la strada affinché la maggioranza parlamentare votasse per Tusk premier. I primi complimenti sono arrivati dalla presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen: “Congratulazioni Donald Tusk”, si legge su X, “per essere diventato Primo Ministro della Polonia. La sua esperienza e il suo forte impegno nei confronti dei valori europei saranno preziosi per forgiare un’Europa più forte, a beneficio del popolo polacco. Non vedo l’ora di lavorare con lui, a partire dall’importante Consiglio europeo di questa settimana”.

A guidare questa nuova fase arriva quindi Tusk, che si riprende la scena a Varsavia dopo la sua precedente esperienza a capo dell’esecutivo, dal 2007 al 2014. Il suo insediamento avverrà in tempo per partecipare al Consiglio europeo di giovedì e venerdì. La maggioranza venuta fuori dalle urne, composta dai centristi della Coalizione civica, da Terza Via e dalla Sinistra, ha scelto Tusk. Domani ci sarà il suo discorso programmatico, mercoledì l’insediamento. L’indomani volerà a Bruxelles per il vertice Ue. Ripristinare un rapporto virtuoso con le istituzioni europee sarà proprio una delle sfide principali di Tusk, che è stato presidente del Consiglio Ue nella precedente legislatura. Gli ultimi otto anni della Polonia a guida dei conservatori sono stati caratterizzati da scontri con Bruxelles su questioni come i diritti Lgbt e sulle controverse riforme della giustizia, che hanno portato al congelamento di miliardi di euro di fondi comunitari. “Stiamo lavorando su un pacchetto di modifiche per ripristinare lo stato di diritto”, è stata la promessa di Tusk. Che sarà una figura “preziosa per forgiare una Ue più forte”, ha sottolineato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen salutando la sua nomina.

Il compito del nuovo capo del governo polacco non sarà comunque facile. Il Pis di Morawiecki, è il parere di diversi analisti, ha tessuto una “ragnatela” attorno allo Stato, tanto più solida in quanto il mandato presidenziale di Duda terminerà solo nel 2025. Perché il capo dello Stato ha un potere di veto sulle leggi adottate dal Parlamento. La destra ha poi nominato suoi rappresentanti alla guida di diverse istituzioni, con mandati spesso irrevocabili, magistrati presso la procura nazionale e circa 150 nuovi giudici. Tra gli organismi più contestati dai critici, con l’accusa di essere eterodiretta dal Pis, c’è la Corte costituzionale. Che proprio nel giorno dell’investitura di Tusk ha bocciato le multe inflitte dall’Ue perché “contrarie alla legge fondamentale del Paese“.

Quanto ai dossier di politica estera, per la Polonia resterà prioritaria l’Ucraina. Con il nuovo corso europeista non si prevedono cambi di linea perché Varsavia dovrebbe restare in prima linea tra gli alleati Nato al fianco di Kiev contro l’invasione russa. Non a caso, Volodymyr Zelensky si è subito congratulato con il suo prossimo interlocutore. Allo stesso tempo, Tusk sarà chiamato a gestire l’insofferenza degli autotrasportatori polacchi, che reclamano una stretta alla frontiera per i loro concorrenti ucraini. Una dinamica conflittuale che si era già manifestata per le esportazioni di grano.

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