La sinistra ha dato finora risposte molto deboli di fronte alla orribile proposta di riforma costituzionale per il premierato avanzata da Giorgia Meloni. Ha controbattuto affermando che con questa legge il Presidente della Repubblica perderebbe potere rispetto al premier eletto direttamente dal popolo. Ma il modo più efficace di respingere questa legge truffa è invece proporre con forza all’opinione pubblica il sistema elettorale proporzionale, l’unico per cui ogni voto conta esattamente come gli altri voti. Il progetto della Meloni deve essere respinto perché con il premier eletto plebiscitariamente dal popolo il potere si concentrerebbe enormemente in una sola persona: ma soprattutto perché prevede un sistema elettorale completamente stravolto e non rappresentativo.
Purtroppo la sinistra è stata, e è in parte tuttora, ancora affascinata dai sistemi elettorali maggioritari – vedi per esempio il Pd ipermaggioritario di Walter Veltroni e la proposta del “Sindaco d’Italia” dell’ex segretario Matteo Renzi – che è caratteristico dei sistemi monarchico-presidenziali di stampo anglosassone. Anche il perdente Enrico Letta, il segretario Pd che ha dovuto lasciare il posto a Elly Schlein, era a favore del sistema maggioritario. Il Movimento 5 Stelle è sempre stato incerto sui sistemi elettorali. Ma continuare sulla strada del maggioritario sarebbe fallimentare, rappresenterebbe il maggiore punto debole della sinistra di fronte al progetto costituzionale della Meloni.
La proposta di controriforma della Meloni stravolge la Costituzione in senso fortemente autoritario: e questo non solo e non tanto perché il premier verrebbe eletto direttamente dal popolo, e quindi godrebbe di maggiore legittimazione del Presidente della Repubblica nominato dalle Camere e dai delegati regionali, ma soprattutto perché, nella versione attuale, garantisce un premio del 55% a chi arriva primo nella competizione elettorale, e questo premio scatterebbe indipendentemente dalla percentuale di voti effettivamente conquistati. A quel punto il Parlamento potrebbe anche cessare di funzionare perché il premier eletto dal popolo avrebbe comunque sempre una maggioranza blindata per legge. Questo è un vero e proprio assalto eversivo al Parlamento che la sinistra dovrebbe denunciare e rigettare con forza spiegando l’imbroglio e la truffa ai cittadini. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è il garante della Costituzione e dei diritti dei cittadini, dovrebbe, a mio parere, esprimere pubblicamente la sua ferma contrarietà a una proposta che, a causa del premio del 55% senza alcuna soglia minima di voti conquistati, è palesemente eversiva rispetto alla rappresentanza della volontà popolare, annulla il Parlamento e non trova riscontro in nessun Paese al mondo.
E’ quindi innanzitutto sul sistema elettorale che la sinistra deve chiarirsi le idee e deve battersi. Nonostante le teorie della maggioranza dei cosiddetti “politologi”, come Angelo Panebianco e Roberto D’Alimonte, i sistemi maggioritari – occorre ribadirlo con forza – per definizione non sono rappresentativi e quindi non sono democratici: infatti per loro stessa natura genetica distorcono la rappresentanza parlamentare e quindi non rappresentano la volontà popolare. Sono contro l’articolo 1 della Costituzione: la sovranità appartiene al popolo. Occorre ribadire con forza una tesi molto semplice: il sistema proporzionale di voto è l’unico rappresentativo e democratico. Non a caso le elezioni per il Parlamento Europeo sono basate esclusivamente sul proporzionale. Il maggioritario è il sistema elettorale scelto dal “Piano di rinascita” di Licio Gelli e dalla Loggia Massonica P2.
Il motivo per cui il proporzionale è l’unico sistema che in uno Stato di diritto garantisce la democrazia è semplice, perfino banale: se tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e tutti la devono rispettare in ugual misura; e se tutti secondo la legge devono pagare le tasse e contribuire alle spese statali in proporzione al loro reddito, allora tutti devono avere un diritto di voto esattamente pari a quello degli altri. No taxation without representation. Il sistema proporzionale di voto è l’unico democratico perché garantisce che tutti i cittadini siano rappresentati in misura esattamente paritaria; e realizza concretamente una utopia positiva, quella dell’eguaglianza, perché la legge è uguale per tutti e quindi tutti devono potere esprimere la loro rappresentanza con uguale peso. Al contrario il sistema maggioritario per definizione rende i voti disuguali e dunque falsa la rappresentatività. Il sistema maggioritario potrebbe inoltre essere chiamato pure “minoritario” perché può facilmente assicurare la maggioranza dei seggi alla minoranza degli elettori.
Il sistema maggioritario introdotto nel 1993 con le iniziative referendarie avviate da Mariotto Segni, aveva l’obiettivo illusorio di contrastare la partitocrazia e di ostacolare la tendenza a formare governi deboli basati su maggioranze incerte e poco coese, frutto dei compromessi tra partiti diversi. Tuttavia il problema è che il sistema maggioritario non risolve i problemi della partitocrazia: anzi li peggiora. Con la Seconda Repubblica i partiti non sono migliorati, anzi, sono diventati “partiti personali”, ovvero trampolini elettorali per la conquista del potere governativo da parte di singoli leader, vedi i casi clamorosi di Berlusconi, Salvini, e anche Meloni. Con la Seconda Repubblica la corruzione partitocratica non è diminuita ma aumentata, e le grandi lobby, a partire da quelle televisive, hanno prevalso. Con i governi maggioritari l’Italia non è cresciuta: anzi, si è impoverita ed è diventata molto più diseguale sia sul piano sociale che territoriale. La corruzione della politica da parte delle lobby è diventata endemica.
In qualsiasi versione dei sistemi maggioritari per definizione alcuni voti pesano più di altri, e questa in linea di principio è già una sconfitta inaccettabile per la democrazia. Occorre ribadire ciò che per i Costituenti era un punto fisso, un postulato che però non hanno voluto codificare in formule precise: il voto deve rappresentare la volontà popolare. La legge elettorale proporzionale fu introdotta dopo la fine del fascismo, fu concepita per le elezioni dell’Assemblea Costituente e fu poi recepita come normativa elettorale per la Camera dei Deputati con la legge n. 6 del 20 gennaio 1948. Il principio proporzionale non è stato però inserito in Costituzione. E questo a mio parere è stato un errore perché i sistemi elettorali costituiscono il fondamento della democrazia e quindi i loro principi basilari di funzionamento dovrebbero essere costituzionalizzati per non lasciare spazio a stravolgimenti e a manipolazioni strumentali da parte di questo o quel governo. In effetti in tutto il mondo la prima cosa che le forze reazionarie e i tiranni vogliono modificare quando arrivano al potere, o anche in vista della loro presa di potere, sono proprio i meccanismi elettorali. Quindi il principio proporzionale dovrebbe essere inserito in Costituzione.
I sistemi maggioritari avrebbero il vantaggio, secondo i proponenti, di garantire la governabilità: ma la garanzia di governabilità non dovrebbe essere il compito di un sistema elettorale. I sistemi elettorali devono rappresentare la volontà degli elettori: è invece compito dei rappresentanti politici eletti formare delle maggioranze possibilmente stabili e garantire dei governi dedicati al bene comune e al progresso. Forzare i sistemi elettorali in modo da squilibrare la rappresentatività e garantire ex ante la governabilità significa semplicemente andare verso la tirannia o la dittatura. Tutta la sinistra dovrebbe avere come propria bandiera irrinunciabile la proposta di un sistema elettorale proporzionale.