Il dato citato dall’Inps e rilanciato da destra e giornali per dimostrare il fallimento occupazionale del Reddito di cittadinanza si è dimostrato un’assurdità. Ma non è tutto e a confermare quanto siano corte le gambe di questi numeri sono addirittura i colleghi della ministra del Lavoro Marina Calderone: i consulenti del lavoro. Non solo i 1.500 contratti citati su Repubblica dal direttore generale dell’Istituto, Vincenzo Caridi, non rappresentano tutte le assunzioni di percettori del Reddito negli ultimi 4 anni. Non rappresentano nemmeno tutti i “contratti incentivati”, beneficiari cioè di sgravi contributivi, come Caridi precisava nell’intervista. Nel primo caso la distanza dalla verità è siderale: già nel biennio 2020-2021 “724.494 beneficiari, il 40,1% della platea, hanno avuto almeno un rapporto di lavoro attivo mentre erano in misura o erano occupati al momento del primo accesso al sussidio”. Ma anche nel caso dei “contratti incentivati” siamo lontani dalla realtà. A dirlo sono anche i consulenti del lavoro, che la ministra Calderone ha presieduto per 18 anni prima di affidarli a suo marito, Rosario De Luca. E che oggi le consiglierebbero di non rifinanziare gli incentivi sul Reddito, come invece lei ha fatto.
Secondo l’intervista del direttore dell’Inps, a fronte di 34 miliardi spesi in 4 anni per il Rdc i beneficiari assunti sono stati appena 1.500. Tanto che l’indomani il Giornale, Libero e il Tempo, hanno diviso la spesa per i contratti e decretato che ogni assunto ci è costato 22 milioni di euro. Un’assurdità, come dimostrato dai numeri. Quanto ai “contratti incentivati”, smentire che le assunzioni alle quali è stato applicato uno sgravio siano solo 1.500 è appena più complicato. Cosa sono gli sgravi contributivi? La riduzione, anche totale, dei contributi previdenziali per il datore che assume determinate categorie di persone a determinate condizioni. Quello creato appositamente nel 2019, lo Sgravio Reddito di Cittadinanza (Srdc), è stato un flop: 138 assunzioni incentivate nel 2020, 139 nel 2021, a fronte di 1,5 milioni di rapporti totali attivati nello stesso periodo dai beneficiari (dati Anpal e ministero del Lavoro). Perché? Armiamoci di pazienza e andiamo con ordine. Inizialmente e per tutto il 2021 si riconoscevano al datore, a titolo di sgravi, le mensilità residue di Rdc dovute al beneficiario se assunto a tempo pieno e indeterminato. Un’opportunità che praticamente nessuno ha raccolto.
Il perché lo chiediamo a chi assiste le aziende nelle assunzioni, aiutandole a districarsi nella giungla degli incentivi: i consulenti del lavoro. Non certo incalliti sostenitori del Reddito, anzi. Per lo più parlano di un impatto negativo sul mercato, raccontando di episodi, “soprattutto al Sud”, in cui la generosità del sussidio ha portato molti “a rifiutare offerte e i giovani ad abbandonare i tirocini”. Ecco cosa dicono al Fatto sull’incentivo legato al Rdc. A differenza di altri, comunque applicabili anche a molti percettori del Reddito, “l’assunzione a tempo pieno e indeterminato è stato un deterrente“, spiegano tutti i consulenti contattati. “L’incentivo per le donne disoccupate, e così altri, concede lo sgravio anche per le assunzioni a termine, e lo mantiene nel caso di trasformazione da tempo determinato a indeterminato”, racconta una consulente siciliana che riferisce la ritrosia dei datori ad assumere stabilmente chi non conoscono. Non solo: prima di assumere, per i datori c’era l’obbligo di pubblicare sulla piattaforma di Anpal dedicata al Rdc (MyAnpal) i posti di lavoro vacanti. Ma la piattaforma non comunicava con quelle regionali e, denunciavano ripetutamente i navigator, le vacancy non venivano pubblicate. Ancora: a differenza degli altri incentivi, per i quali al datore bastava richiedere lo “stato occupazionale” al centro per l’impiego e certificare così la compatibilità con lo sgravio, per i beneficiari di Rdc bisognava per forza passare dall’Inps, complicando ulteriormente le cose.
Un incentivo che era tale solo sulla carta, dunque. E così è rimasto anche dopo la legge di bilancio 2022 (30 dicembre 2021) con cui il governo Draghi estese lo sgravio al tempo indeterminato parziale, al determinato e ai contratti di apprendistato, eliminando anche l’obbligo della pubblicazione delle vacancy sulla piattaforma. Del resto, ricordano bene i consulenti del lavoro, a lungo sono mancati i necessari decreti attuativi previsti dalla legge sul Rdc. Insomma, tra i vari incentivi, quello creato per il Rdc era “il meno operativo e decisamente il meno conosciuto”. Così anche nel 2022 il risultato è misero: 207 assunzioni con Sgravio Reddito di Cittadinanza, una goccia nel mare. Per intenderci, sempre nel 2022, le sole assunzioni a tempo indeterminato agevolate dagli incentivi previsti per donne e ultracinquantenni sono state 21.426. Dice bene il direttore dell’Inps, dunque? No. Come spiegano i consulenti del lavoro, tanti beneficiari Rdc “sono stati assunti con altri incentivi, da quelli per le donne a quelli per gli under 36, da quelli per gli over 50 alla decontribuzione per il Sud”, che negli ultimi tre anni ha registrato un grande incremento. In altre parole, i “contratti incentivati” dei percettori Rdc sono stati molti più di 1.500. Il fallimento, e almeno in questo si può essere d’accordo con l’Inps, è quello dello Sgravio Reddito di Cittadinanza. A vantaggio di altri incentivi che non risentivano di problemi con piattaforme, complicazioni burocratiche, decreti mancanti e limitazioni di tipo contrattuale.
Ma se di fallimento si è trattato, perché rifinanziarlo? A fine 2022, in legge di bilancio, il governo Meloni ha modificato lo sgravio per il Rdc. E in via sperimentale ne ha introdotto anche uno alternativo per il solo 2023. I soldi li ha chiesti all’Unione europea che già finanzia gli incentivi per l’assunzione delle donne e dei giovani. Dopo aver tolto il Reddito ai cosiddetti “occupabili” con un sms, il governo andava in Europa a piangere letteralmente miseria per accedere agli Aiuti di Stato “a sostegno dell’economia in seguito all’aggressione della Russia all’Ucraina”. E se in Italia vantava il crollo delle domande di Rdc, a Bruxelles raccontava che “sono aumentate anche le persone che lo richiedono”, si legge nel documento della Commissione europea che ci autorizza a spendere fino a 61,5 milioni di euro. A usarli tutti si potrebbero incentivare più di 7.687 assunzioni. Un numero enorme rispetto alle poche centinaia del triennio 2020-2022. Perché tanto ottimismo? Oltretutto lo sgravio torna ad essere destinato ai soli contratti a tempo indeterminato, scelta perdente secondo i consulenti del lavoro. Non è finita: buona parte dei percettori considerati “occupabili” perché 18-59enni, senza minori, disabili o over 60 nel proprio nucleo, già dopo l’estate hanno smesso di essere beneficiari del Reddito. Chi li assumesse oggi non potrebbe accedere al nuovo incentivo. Tuttavia l’Italia ha notificato la richiesta di finanziamento solo l’11 ottobre e l’autorizzazione della Commissione europea è arrivata il 31. Di lì in poi e non oltre il 31 dicembre, quali assunzioni dovremmo incentivare se di beneficiari “occupabili” non ne è rimasto nemmeno uno?