“Vorremmo case e salari dignitosi ma il governo Meloni fino ad ora ci ha dato solo sgomberi e manganelli”. Bologna, inizio dicembre. Il termometro segna quasi zero gradi quando nel giro di una sola mattinata vengono eseguiti due sgomberi. Un’ex residenza universitaria privata occupata dal Collettivo Universitario Autonomo per l’emergenza abitativa studentesca e una palazzina in via Corticella dove da qualche settimana viveva una ventina di persone tra cui diversi bambini.

“Si tratta di persone che lavorano e che hanno un reddito ma che non riescono più ad accedere al mercato degli affitti privati” spiega Luca, uno dei militanti della Piattaforma di Intervento Sociale (Plat) che è impegnata nella lotta per la casa a Bologna. In città ci sono 25mila alloggi vuoti. E così gli attivisti di Plat li occupano e li rimettono a posto. Come è accaduto cinque settimane fa in via de’ Carracci, accanto alla Stazione Centrale, quando oltre cento persone, tra cui quaranta bambini, hanno occupato queste palazzine di proprietà dell’agenzia per la casa, la Acer. “Ma erano vuote da anni – sottolinea Luca – e facevano parte di quel patrimonio pubblico destinato a essere svenduto al privato mentre l’emergenza abitativa attanaglia questa città e tutto il paese”.

La crisi non riguarda più solo chi un lavoro non ce l’ha. Tra caro vita, caro affitti e stipendi bassi, non basta avere un lavoro per arrivare a fine mese. “Lo vediamo tutti i giorni nel nostro sportello casa – raccontano gli attivisti di Plat – abbiamo avuto richieste da più di duecento nuclei famigliari”. Persone che fino a qualche anno fa riuscivano a pagare ma che oggi sono state espulse dal mercato degli affitti privati e non possono accedere alle case popolari o ai servizi sociali perché hanno redditi troppo alti. E così si ritrovano a occupare le case vuote.

Tra questi c’è Tanveer, da più di vent’anni in Italia e oggi con i suoi tre figli e la moglie vive nello stabile occupato di via Carracci. Lavora nel settore della logistica, contratto a tempo indeterminato, 1500 euro al mese. “Ma se devo pagare 1000 euro d’affitto, come faccio a pagare le bollette, pagare gli studi ai mie tre figli e a sopravvivere in cinque persone?”. Al piano di sotto c’è Mehdi, autista. Prima di entrare in via de’ Carracci, viveva con la moglie e le figlie in un appartamento in affitto: “Mai una rata in ritardo” racconta. Ma quando la proprietaria ha deciso di vendere l’appartamento ha rischiato di ritrovarsi per strada. Così è arrivato in questo stabile occupato. “Ma si vive in un limbo – aggiunge – quando esci di casa e vai a lavorare hai paura che arrivi la polizia a sgomberare la tua famiglia”.

E questo è quello che è successo mercoledì alla ventina di persone che vivevano nello stabile di via Corticella. “Non si può affrontare la questione sociale con i manganelli” riflette Luca riferendosi alle politiche attuate dalle istituzioni locali e nazionali. “Il governo Meloni da un lato ha ha aumentato le pene per chi occupa e dall’altro continua a fare tagli su tagli – conclude l’attivista – in questo paese non c’è più un fondo morosità, non c’è più un fondo per l’affitto, non c’è più un reddito di cittadinanza e hanno bloccato la proposta di salario minimo”.

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