I giornalisti e le giornaliste dell’agenzia di stampa Dire saranno in sciopero per due giorni dopo che l’azienda ha confermato il licenziamento di 15 cronisti. L’assemblea – che ha ricordato le “pesanti decurtazioni di stipendi” decise negli ultimi due anni – in una nota spiega che oggi si è arrivati alla firma di un verbale di mancato accordo fra azienda, associazioni di stampa e comitato di redazione in riferimento alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla proprietà a fine settembre e giudicata fin da subito irricevibile e immotivata dall’assemblea dei redattori e dalle associazioni di categoria. Furiosa la Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti, che chiede di azzerare i contributi pubblici agli editori che nonostante gli aiuti decidono di mandare a casa personale giornalistico: “Basta finanziamenti pubblici a chi licenzia” è il messaggio, ricordando che alla Dire dal 2024 arriveranno oltre 2 milioni di euro l’anno per un triennio. “Da una parte ci sono milioni di euro dal governo, che gli imprenditori si mettono in tasca – si legge in una nota della Fnsi – e dall’altra si riduce l’occupazione senza se e senza ma”. Una situazione “inaccettabile tanto più che il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, continua a battere cassa chiedendo più soldi per l’editoria”. “Gli editori – incalza il sindacato – pensino a investire e a creare occupazione con questi fondi invece di volersi sostenere solo grazie allo Stato. I soldi pubblici non possono essere dati a chi mette alla porta i dipendenti, lasciando famiglie nell’incertezza. Nella trattativa con la Dire sono stati solo i sindacati a proporre alternative ai licenziamenti mentre l’azienda, affiancata dalla Fieg, ha seguito caparbiamente la strada dei tagli e della riduzione del personale”.
L’assemblea definisce “incomprensibile” la volontà dell’azienda di voler procedere con i licenziamenti: “Invece di tutelare i posti di lavoro, sceglie di massimizzare i risparmi tagliando il numero dei giornalisti”, un “errore – si legge ancora – che rischia di condizionare il futuro dell’agenzia Dire che, da 35 anni, rappresenta una delle più importanti voci nel panorama dell’informazione primaria in Italia”. Durante le riunioni del tavolo ministeriale del 28 novembre e di oggi, 13 dicembre, il cdr, la Fnsi e le associazioni di stampa, con senso di responsabilità, “hanno tentato un dialogo su basi concrete e serie” viene spiegato al termine dell’assemblea. Tra le soluzioni avanzate anche quella di esodi volontari di un certo numero di giornalisti e di part time volontari, prospettiva di fronte alla quale – si spiega ancora “l’azienda ha risposto con scarso interesse, mettendo a disposizione incentivi assai esigui e irricevibili. Questo ha fatto tramontare sul nascere ogni realistica opportunità di accordo”.
L’assemblea considera l’atteggiamento dell’azienda “estremamente grave, specie se inquadrato nella lunga e persistente crisi dell’agenzia Dire iniziata a settembre 2021 con l’arresto dell’ex editore e l’avvio di una stagione, durata quasi due anni, di pesanti ammortizzatori sociali con la decurtazione di fatto di quasi il 30% degli stipendi, oltre a sacrifici sul piano operativo enormi per mantenere quantità e qualità dei notiziari”.