“Voglio bene a una persona”. Mauro Corona ama ancora. In un lunga intervista rilasciata al settimanale Oggi, lo scrittore montanaro ha fatto il suo piccolo show metaforico animale in tema di sentimenti e pulsioni. “Grazie a lei mi sono innamorato anche da vecchio. Ho conosciuto l’eros venerando. Senza più quell’aggressività della passione di un camoscio a novembre”, ha spiegato Corona in forma letteraria smagliante riferendosi a questa invisibile nuova fidanzata. Corona è tornato anche al rapporto con quella che rimane ufficialmente sua moglie. “Se sono separato? No. Viviamo vicini, ma ognuno per conto proprio. Beviamo qualche bicchiere insieme”, si è sbilanciato il romanziere che veste come uno scalatore anche quando gira in città. Poi eccolo in uno dei suoi pezzi forti: “I matrimoni sono come le falci che si usano per l’erba, batti e ribatti, prendi il sasso, devi affilarle quando si consumano. In un amore che si consuma deve rimanere il rispetto e l’affetto”.
Corona ha di nuovo ricordato il rapporto terribile avuto col padre durante l’infanzia: “Mio papà ci legava al melo, al pero, anche per otto-nove ore. Mia mamma lasciò me e gli altri due figli per sette anni. Ma non sono un uomo disperato”. Infine ecco un appello a Chi l’ha visto? per capire qualcosa di più sulla morte del fratello Felice, deceduto a 17 anni in Germania nel giugno del 1968. “Aveva accettato di andare a fare il gelataio in Germania su proposta di Antonio Toscani del Moro. Partì a marzo, fu ritrovato a Paderborn, nella piscina di una villa, con la testa rotta. Là intorno c’erano cocci di bottiglie. Voglio ritrovare chi era con lui e capire che cosa è successo, parlare con il figlio del padrone della gelateria, se è ancora vivo. Non ho nessun desiderio di vendetta. Mio fratello era bello, era andato via per scappare dalla miseria. Tornò in una cassa. Chi gli aveva dato lavoro non venne al funerale. Nessuno ci ha spiegato nulla, neppure la polizia”.