"Quella battaglia però la abbiamo fatta negli anni Sessanta e Settanta, con la minigonna inventata da Mary Quant e i primi topless. Allora il corpo era strumento per la libertà. Oggi a mostrarlo si entra nel circolo vizioso dell’oggettivazione sessuale", le parole della giornalista a La Verità
“Belen e le sue confessioni protagoniste per un’ora su Raiuno a Domenica In! Ormai basta una camicia bianca (ben portata) per sembrare una santa”, ha scritto Paola Ferrari sul suo profilo Instagram mettendo nel mirino la showgirl argentina. Nel salotto di Mara Venier ha raccontato di essere stata tradita dodici volte da Stefano De Martino: “Se metti da sempre in piazza la tua vita privata, tra fidanzati, amanti e mariti di ogni genere, e pure giustamente vivi di immagine e facendoti scattare certe foto, non mi sembra il caso di indossare una camicia bianca e parlare di anoressia e di temi seri e importanti come questo, con le tante ragazze che ci lasciano purtroppo la vita”, insiste la giornalista sportiva. “Si è dato spazio a un racconto che è ben distante dalle vite davvero difficili di tante donne in Italia. Questo è un Paese in cui dimentichiamo tutto molto facilmente. Per me però la vita è fatta di scelte, coerenza, cicatrici”, ha spiegato in un’intervista rilasciata a La Verità.
Ferrari si mostra molto critica anche verso la cantante Elodie: “La trovo meravigliosa, ma non mi può venire a dire che mostrare il suo corpo sia una lotta per l’emancipazione. Quella battaglia però la abbiamo fatta negli anni Sessanta e Settanta, con la minigonna inventata da Mary Quant e i primi topless. Allora il corpo era strumento per la libertà. Oggi a mostrarlo si entra nel circolo vizioso dell’oggettivazione sessuale, ed è pericoloso. Avrai in cambio più foto, più titoli di giornale, più pubblicità e più guadagni. Legittimo pure questo, ma non lo si confonda con una battaglia per l’emancipazione. Mi si rivolta lo stomaco, quando sento certi ragionamenti. Pensiamo solo a lavorare e impegnarci, e basta”.
Non risparmia Ilary Blasi e il suo documentario “Unica“, anche lei indossa una camicia bianca: “So come funziona, per esperienza: soprattutto per questo tipo di documentari l’importante è la commercializzazione dell’evento. Lo si fa, se si ha qualcosa da dire. Se ci si è sposati in diretta Sky, non ci si può poi lamentare di avere addosso gli occhi dei media. Però, sarà che sono all’antica, io preferisco che certe cose restino sempre nel privato. Anche perché ci sono i figli, che guardano”.