Costretta a rimediare e obbligata a un mezzo passo indietro dopo le parole su Mario Draghi. La presidente del Consiglio, in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, ha dovuto riaffrontare l’uscita fatta a Montecitorio poche ore prima sulla “politica estera che non si fa con le foto”. “Quello che dicevo ieri”, ha detto in sede di replica, “è lungi da essere un attacco a Mario Draghi, tutti sanno quel che penso della fermezza di Draghi sull’Ucraina, di quella maggioranza che tutti ricordano. Quello che cercavo di spiegare è che, proprio perché ho rispetto di quella fermezza, non si risolve il suo lavoro fatto nella foto sul treno con Francia e Germania”. Una vera e propria marcia indietro che tradisce il grande imbarazzo suscitato dalle sue dichiarazioni, tanto che, come rivelato da il Foglio, la premier già ieri sera si è messa in contatto con l’ex presidente della Bce per rimediare. Dopo l’intervento di ieri alla Camera, oggi in Senato Meloni ha ribadito la linea su politica estera, Mes e contro le opposizioni (a partire dal M5s che ha preso di mira sul superbonus). L’Aula ha quindi dato via libera alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni: i voti a favore sono stati 104, 61 i contrari, 13 gli astenuti (Iv e Azione). Approvate anche le parti delle risoluzioni, anche riformulate, presentate da Pd, Italia viva e Azione sulle quali il governo ha espresso parere positivo. Respinte quelle del Movimento 5 stelle e di Alleanza verdi e sinistra.
La foto e l’uscita su Draghi – Meloni, sempre ieri in Aula, aveva cercato di rimediarie all’uscita scomposta su Draghi specificando che in realtà il suo sarebbe stato un attacco al Pd. “Presidente Meloni”, le ha ribattuto oggi la senatrice dem Simona Malpezzi, “la fotografia ricordata era quell’immagine potente e simbolica, che è molto cara a tutti noi e a me in particolare, del presidente Draghi in treno con Macron e Scholz. Quel treno era diretto in Ucraina”. Allora la premier ha replicato: “Quel treno, l’ho preso anche io per andare a Kiev, vorrei ricordare. Si figuri se non capisco il valore che ha”. E di nuovo ha tentato di giustificarsi: “Dal mio punto di vista c’è stata un’Italia che in passato ha ritenuto solo di aspettare cosa facevano Francia e Germania aspettando si accodarsi in una foto. Non vuol dire che non abbia le mie foto con Macron, Scholz, Orban, con chiunque”. Sul tema oggi in Aula è intervenuto anche il leader di Italia viva Matteo Renzi: “Su Draghi le è venuto male il passaggio, succede”, ha detto. “Ma questa retorica sul fatto che abbiamo recuperato prestigio internazionale non funziona. Quando dicevate ‘vogliamo uscire dall’euro’ Mario Draghi con mezza frase ha salvato l’euro, quando ha preso il treno per Kiev non si è fermato a Ciampino, quando ha detto qualcosa ha portato all’Italia autorevolezza e prestigio. Mi auguro che anziché attaccarlo cerchi di copiarlo”.
Il patto di stabilità – Intanto Meloni ha incassato l’appoggio del senatore a vita Mario Monti sulla politica estera del governo: “Apprezzo la politica estera ed europea portata avanti dal governo in maniera tenace ed efficace”, ha detto intervenendo in Aula. E ha quindi sollevato il tema del patto di stabilità: “Questo non è accettabile: non tanto per l’Italia ma per una Ue con lo specchietto retrovisore. Bisogna dare più spazio agli investimenti pubblici. Sarei lieto se usasse il veto“. Proprio a Monti ha replicato la stessa Meloni: “Io non escludo nessuna delle scelte. Credo si debba fare una valutazione su ciò che è meglio per l’Italia sapendo che se non si trova un accordo, noi torniamo ai precedenti parametri. Io farò tutto quello che posso”. A livello europeo, ha detto ancora la leader Fdi, “l’Ue si deve concentrare su materie che non possono essere affrontate dai singoli Stati. Questa è la posizione che sto portando avanti. Si deve trasformare l’Unione Europea da ‘gigante burocratico a gigante politico’”.
Il Mes e il Superbonus – Meloni ha poi attaccato le opposizioni. E ha ottenuto una standing ovation della maggioranza quando ha mostrato e letto il fax con cui l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio autorizzava il rappresentante permanente d’Italia presso la Ue, ambasciatore Massari, a firmare il Mes il giorno dopo le dimissioni del governo Conte. Tutti i deputati del centrodestra si sono alzati ad applaudire mentre quelli di M5s ed alcuni del Pd protestavano. “Il governo Conte”, ha ribadito Meloni, “ha dato l’assenso alla riforma del Mes contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia, e con il favore delle tenebre”. Poi la premier è tornata ad attaccare la misura del superbonus voluta e promossa dai governi Conte. E lo ha fatto rispondendo al senatore M5s Pietro Lorefice che l’ha accusata di “far tornare l’austerità”: “Io farò sempre la mia parte per ricordare le politiche disastrose” di governi “precendenti che noi siamo chiamati a riparare. L’austerità? Non so cosa intenda, noi abbiamo smesso di buttare i soldi degli italiani dalla finestra” con spese come quelle per “superbonus” e “banchi a rotelle. Non è austerità ma serietà” ed è il motivo “per cui gli italiani hanno chiesto a noi di governare e a voi di fare un passo indietro”. E ancora: “Il superbonus pesacome un macigno su nostri conti e sottrae 20 miliardi di euro l’anno”, ha detto. “E’ un provvedimento che nasceva da un intento condivisibile” ma è stato trasformato “nel più grande regalo fatto dallo Stato a truffatori e organizzazioni criminali, lasciando aziende e famiglie per bene in un mare di guai. Questione che ora noi cerchiamo di risolvere”.
La linea su Gaza – Parlando della guerra a Gaza, Meloni ha difeso la linea dell’esecutivo. “Noi non stiamo trasferendo armi a Israele”, ha detto. “Oppure vi riferite alle armi che il Governo Conte ha venduto ad Israele, visto che il governo Conte è stato quello che ha venduto più armi di tutti a Israele”. E ha quindi giustificato l’astensione dell’Italia “sulla risoluzione delle Nazioni Unite” sulla crisi in Medio Oriente: “E’ stato estremamente ponderato”, ha detto, “non è un voto contrario: con l’astensione si dice condividiamo delle parti ma non delle altre. Continuiamo a lavorare per una tregua, concentrandoci sulla popolazione civile di Gaza”. Secondo Meloni, “la mozione era sbilanciata, da una parte conteneva cose condivisibile ma dall’altra non aveva neanche un riferimento ad Hamas e quello che è accaduto”, ha aggiunto Meloni, spiegando che l’Italia “continua prevalentemente a dialogare con i Paesi arabi, islamici, per una de-escalation e a passare messaggi di moderazione e ragionevolezza anche al governo israeliano”.
Lo scontro con i dem – Infine ha attaccato i dem: “Si cerca di fare tutto il possibile per smontare il lavoro faticoso” fatto dal governo sul fronte dei migranti. “Mi ha colpito la reazione del Pd”. Sull’accordo con l’Albania, che, ha sostenuto, “non viola il diritto internazionale”, “io sono rimasta basita quando qualcuno ha paventato l’espulsione di Rama dal partito socialista europeo per aver osato di aiutare l’Italia. Questo la dice lunga sul punto di vista che si ha sull’anteporre gli interessi di partito a quelli della nazione. Io credo che gli interessi della nazione vadano anteposti a quelli di partito, non è quello che ho sempre visto a sinistra“. A lei ha replicato a distanza la segretaria dem Elly Schlein: “Faccio una operazione di verità”, ha detto. “Chi ha sempre scelto gli alleati sbagliati, nemici dell’interesse dell’Italia è il governo Meloni, che si è alleato con quei Paesi che costruiscono muri per negare solidarietà alla condivisione dell’accoglienza. Sul patto di stabilità rischiano di farci tornare all’austerità. L’Europa che vogliamo”, venerdì e sabato a Roma. “Sono sempre loro che ospitano sul palco le peggiori destre d’Europa che dicono che è sbagliato sostenere l’Ucraina contro Putin. Chi ha sempre lavorato contro l’interesse italiano è chi ha scelto gli alleati sbagliati in Europa“.