di Riccardo Bellardini
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha affermato di non aver sentito, nel giorno della prima alla Scala, il forte grido di Vizzardelli a chiusura dell’inno di Mameli. E in molti, maligni come al solito, avranno pensato che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma la volete smettere? Era magari assorto nei pensieri più sognanti dopo aver ascoltato l’inno, chissà, gli sarà balenata in mente qualche azione vincente della sua grande Inter da abbinare a quella sinfonia, o una leccata affettuosa del suo cagnolino, e gli sarà sfuggito l’increscioso episodio.
Viva l’Italia antifascista! Così aveva urlato il loggionista appassionato di lirica. Ci mancava solo questo. Un’altra grana da risolvere per i nostri poveri governanti in questi tempi così disastrati.
La frase lanciata a gran voce nel teatro, così eversiva e pericolosa, ha giustamente portato alla mobilitazione degli uomini della Digos, i quali hanno proceduto ad una pronta identificazione dell’uomo. Finalmente! Che velocità, che Asl! Direbbe Gigi Proietti. Sempre a lamentarci che non funziona mai nulla in questo paese, ma cosa vuoi dire di fronte ad una tale efficienza?
Pare che questa carica distruttiva e pericolosa per la società, che sale incontrollabile dai meandri più profondi dell’animo, e conduce ad avventurarsi in tali estremistici pensieri ed in alcuni casi (come quello di specie) si trasforma in esclamazione, caratterizzi molti altri italiani, che per questo, hanno provveduto ad identificarsi da soli, tramite i social, per facilitare il lavoro agli agenti, che potranno prendere gli opportuni provvedimenti con più sveltezza.
Io, da buon cittadino, che vuole preservare la stabilità del suo paese, ho fatto lo stesso, mi sono identificato. Ora procederanno ad arresti di massa? Oppure a semplici sessioni di interrogatori? Staremo a vedere. Il sempre imparzialissimo Tg1 ce l’ha spiegato, ha dissipato i lampi della tempesta, dalle logge non si urla, è una questione di sicurezza (pure se dalle logge si è sempre urlato, per anni, ma forse da poco le cose sono cambiate, ma poi, che dubbi mi pongo? È il Tg1, come fai a non fidarti?).
E poi c’era Ignazio. Lui in casa ha il busto di Mussolini e altri cimeli del ventennio, come può una tale frase restare impunita? A febbraio l’aveva detto senza giri di parole e con orgoglio: “Il busto me l’ha regalato mio padre, non lo butto per nessuna ragione al mondo”. Non è vacillata la sua carica dopo quel giorno. E’ rimasta intatta. Ma perché poi dovrebbe vacillare? Lo vedete? Questo demonio mi possiede, possiede gran parte di noi. Ci annebbia. Dodicesima disposizione transitoria e finale, legge Scelba, magari stavolta riescono ad applicarla, apologia del fascismo… Vade retro! Queste voci mi perseguitano! Sì quella legge, quella che in teoria punirebbe anche chi pubblicamente esprime sentimenti di stima per gli uomini simbolo di quel regime. Macchè! Ma cosa c’entra?
Vogliamo punire il nostro Ignazio così spontaneo, così schietto nell’esprimersi, con quella sua voce inconfondibile, così aggraziata? Questo demone ci fa vedere pericoli ovunque, pure dove non ce ne sono. Siamo ossessionati. Lasciamolo lavorare questo governo, finalmente eletto dal popolo, dopo anni di buio. Fascismo? Ma dove? Questa è leggiadria!
Ne vediamo di tutti i colori. Il deputato Zan del Pd che ringrazia Report per un’inchiesta realizzata su di lui. Ma stiamo scherzando? Dove vogliamo arrivare? Meno ringraziamenti e più audizioni in commissione di vigilanza Rai. Cos’è questa mosceria? Abbiamo bisogno della leggiadria, di quell’affascinante verve spettacolosa di questi nostri rappresentanti, del cognacchino e della carota di Gasparri, non di accondiscendenza. Abbiamo bisogno di lotta, in questo mondo sempre più capovolto, in questo mondo al contrario, per dirla con Vannacci, altro leggiadro interprete dei nostri più reconditi sentimenti, capofila di una controcultura che va di pancia, indomita, cazzara.
Facciamoci una camomilla, siamo in buone mani.