Un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo di valutare il ritiro dei contributi pubblici alle aziende che licenziano i giornalisti. È l’iniziativa del senatore del Partito democratico Andrea Crisanti, il tutto all’indomani della notizia del licenziamento di 15 giornalisti da parte dell’agenzia di stampa Dire. Le 24 ore successive all’annuncio del comitato di redazione (che ha comunicato anche due giorni di sciopero) sono state quelle della solidarietà bipartisan della politica, delle polemiche tra sindacato dei giornalisti ed editore della Dire e, soprattutto, dell’iniziativa del microbiologo.
Le parole di Crisanti – “Usufruire dei contributi pubblici finalizzati a sostenere la nostra informazione e contemporaneamente licenziare chi la produce trovo che sia un’azione ai limiti della truffa” ha detto il senatore dem, secondo cui “il lavoro va retribuito, le professionalità vanno riconosciute, l’impegno rispettato: possibile che questo benedetto Paese non lo riesca a capire? Ancor più quando garantiscono servizi essenziali come l’informazione, caposaldo della nostra democrazia. Azione che i giornalisti dell’Agenzia Dire svolgono con profonda professionalità e devozione. Non a caso l’Agenzia è inserita nel nuovo Elenco delle Agenzie di stampa di rilevanza nazionale per il triennio 2024-2026 appena pubblicato”. E da qui, da questo dato di fatto, il senatore è partito per arrivare al punto della sua riflessione: “I contributi del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione a questo devono servire – ha detto – A mantenere i livelli occupazionali, non i proprietari dell’azienda e loro manager. Per questo ho depositato un’interrogazione rivolta al nostro Governo – ha annunciato Crisanti – per chiedere al nostro Presidente Giorgia Meloni se non ritenga opportuno revocare i contributi a chi licenzia. Mi fa piacere leggere che anche il sottosegretario Barachini sia solidale con i giornalisti – ha concluso – Vorrà dire che sarà più facile trovare il supporto del governo a procedere in questa direzione”.
La presa di posizione di Barachini – Non è un caso che Crisanti abbia sottolineato le parole di Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, l’organismo che di fatto eroga i fondi alle società editrici. Una presa di posizione, quindi, molto significativa. “Esprimo la mia solidarietà ai giornalisti dell’Agenzia Dire” ha detto il senatore di Forza Italia, che poi ha aggiunto un particolare non di poco conto: “Da mesi il Dipartimento per l’informazione e l’editoria è impegnato per tutelare i livelli occupazionali – ha spiegato – e sono previste dal 2024 congrue risorse per le agenzie iscritte al nuovo elenco di rilevanza nazionale istituito dalla riforma che consentirebbero alla Dire il mantenimento dei livelli occupazionali e il ritiro del piano di licenziamenti, come chiesto in tutte le sedi più volte”. Possibile svolta in vista? Si vedrà.
L’editore della Dire e la polemica col sindacato – Nel frattempo da sottolineare la risposta scritta dell’editore della Dire Stefano Valore alla Federazione nazionale della stampa, che ha chiesto al governo di non dare all’agenzia i contributi per l’acquisto dei servizi giornalistici. “Giudico davvero singolare e contraria all’interesse dei lavoratori la presa di posizione della Fnsi – ha scritto Valore – Sono due anni che la Fnsi e tutto il sindacato hanno a disposizione i bilanci dell’agenzia Dire. Spiace constatare che dopo tanto tempo non abbiano voluto vedere la realtà della crisi finanziaria che attanaglia l’azienda, reduce da controversie giudiziarie pesanti non ascrivibili alla nuova proprietà”. A sentire la versione di Valore, “senza l’intervento deciso oggi dopo 70 giorni di confronto (alla fine senza accordo) si poteva mettere a rischio non 15 ma tutti e 73 i giornalisti insieme agli altri 40 dipendenti – prosegue la nota – Solo chi agisce in base a vecchi schemi ideologici può pensare che un editore sia contento di licenziare anche un solo giornalista e che non comprenda le difficoltà di ciascuno anche se i 15 che andranno in mobilità percepiranno l’indennità di disoccupazione”. E ancora: “Il sindacato da due anni ha i nostri conti in mano, e da due anni non è riuscito a trovare una sola soluzione praticabile per scongiurare il rischio di fallimento. Da parte mia – ha affermato Valore – sono consapevole che la soluzione migliore sia quella che permette di salvare più dipendenti possibile. E anche questo lo abbiamo fatto. Solo così si può sperare di restare sul mercato cercando di recuperare fatturato e magari in futuro riprendere al lavoro chi va in disoccupazione. Se invece la soluzione prospettata dal sindacato è solo quella di chiedere al governo di bloccare l’acquisto dei nostri notiziari – conclude la nota – mi domando se ‘muoia Sansone con tutti i Filistei‘ è quello che i dipendenti della Dire si aspettavano dalla Fnsi”.
La solidarietà dell’Usigrai ai giornalisti licenziati – In giornata è anche intervenuto l’Usigrai, per esprimere solidarietà ai colleghi della Dire a nome delle giornaliste e i giornalisti della Rai: “Siamo vicini ai colleghi e alle loro famiglie che a pochi giorni dal Natale si trovano ad affrontare questa situazione – si legge nella nota – La parte più inaccettabile di tutta questa vicenda, come sottolineato la Federazione Nazionale della Stampa, è che l’editore di Dire riceverà dal 2024 oltre 6 milioni di euro in un triennio grazie al decreto per i servizi d’informazione da parte della pubblica amministrazione”, prosegue la nota. L’Usigrai “condivide e rilancia il monito della Fnsi ‘basta finanziamenti pubblici a chi licenzia’ ed è al fianco del Sindacato per tutte le iniziative che vorrà intraprendere a difesa dei colleghi“.