di Michele Sanfilippo
Sono davvero preoccupato per le nuove generazioni. Come genitore, aspirante nonno e zio di numerosi nipoti, trovo avvilente quanto poco si riesca a fare per preservare il pianeta, l’unico che abbiamo, da un inesorabile degrado ambientale e, quindi, climatico.
Per me è avvilente vedere come le grandi opportunità, come quelle offerte dal COP28, siano del tutto infiltrate da lobbisti che, invece di cercare di frenare i consumi di energie fossili, si profondono in sforzi per preservare lo status quo o, peggio, per ridare vita alla fissione nucleare anziché investire, piuttosto, sulla fusione o, meglio ancora, su energie rinnovabili. Ma è evidente che ogni forma di energia rinnovabile, in quanto tale, diminuirebbe in modo drammatico gli utili degli attuali signori dell’energia.
Quello che però mi avvilisce ancora di più è l’indifferenza generale con cui le persone, i miei coetanei in particolare, vivono o meglio sembrano ignorare il problema. Mi disturba il modo in cui tentano di sminuirlo anteponendo, anche loro, il danno economico di breve termine, causato dalla rinuncia alle energie fossili, al beneficio di medio/lungo termine che è la salvezza del pianeta. Ormai quasi tutto il modo scientifico ci sta dicendo che se continuiamo così non ci sarà alcun futuro.
Sembra, purtroppo, che l’economia sia diventata il solo metro di valutazione della realtà. Ma se pure si volesse accettare questo orrendo principio, credo che sarebbe corretto che i costi ambientali prodotti dallo sfruttamento intensivo dei terreni (inquinamento dei terreni causati da fertilizzanti chimici), dagli allevamenti intensivi (inquinamento dei terreni, di acque e dei mari, con tossine potenzialmente mortali), dalle trivellazioni petrolifere, dallo stoccaggio delle scorie petrolifere, fossero a carico di chi ottiene i profitti piuttosto che diventare un costo per tutta la società. Troppo comodo fare impresa così.
Ma è sbagliato anche non pretendere dalla politica incentivi per i prodotti biologici, le carni di animali allevati in condizioni tradizionali, l’uso di pannelli solari e le auto elettriche perché, senza tali incentivi, il mercato di questi prodotti viene visto dalla gran parte della società, quella meno abbiente, come roba da fighetti, figli di papà. Ma allora, nella quasi totale assenza di sensibilità ambientale da parte della politica, cosa possiamo fare?
Ancora una volta possiamo trovare un’indicazione in quanto sostiene Giulio Boccaletti, direttore scientifico del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici ed uno dei massimi esperti mondiali, quando afferma che tutti possiamo fare la nostra parte, perché la politica si interessa di questi problemi solo se gli elettori lo fanno.