di Pietro Francesco Maria De Sarlo

“Per alcuni la politica estera è stata semplicemente farsi fotografie con Germania e Francia, anche senza portare a casa niente”. Sarà anche una voce dal sen fuggita di I soy Giorgia ma la questione è pertinente. Di Giuseppe Conte ricordo i 209 miliardi di euro portati a casa dall’Europa, lo spread ereditato vicino a quota 300 e lasciato intorno a 100, aver tenuto botta con la pandemia facendo da apripista a tutta Europa, i flussi migratori ridotti al minimo, il miglior rapporto deficit/Pil nel 2019 dal 2007, poi il reddito di cittadinanza, il superbonus, l’avvio dei centri vaccinali con il modello, poi attuato pedissequamente da Figliuolo, delle Primule, l’attacco continuo ricevuto dalla stampa del mainstream, a cui stava evidentemente antipatico. Le cose fatte potranno essere giuste per alcuni e sbagliate per altri ma di certo ha guidato governi con personalità e originalità e in acque difficili e, numeri alla mano, con benefici alla economia del Paese.

Di Mario Draghi ricordo la finanziaria del 2022 che è arrivata in Parlamento in limine e, prima finanziaria della storia repubblicana, priva del parere delle apposite commissioni. La giustificazione nell’avere poche donne nel governo perché lui voleva una vera parità di genere invece di quella finta imposta dalla legge, uno spread preso intorno a 100 e lasciato oltre i 200, il gira e rigira inconcludente sul Pnrr, la valanga di nomine fatte con il criterio della appartenenza, la consulenza dell’iper liberista Giavazzi, le conferenze stampa farlocche in cui nulla si poteva chiedere e senza mai rispondere a mezza domanda, anche perché appena rispondeva faceva una gaffe dietro l’altra come quando si candidò implicitamente al Colle.

In politica estera si lamentò che Xi non rispondesse da 20 giorni alle sue chiamate dopo averlo definito un autarca, idem la definizione di Erdogan come dittatore salvo poi andare a baciare il suo anello con mezzo governo al seguito. Certamente ha guadagnato prestigio internazionale per aver sottoscritto le sanzioni alla Russia, che secondo lui l’avrebbe messa in ginocchio, senza alcun paracadute per le conseguenze economiche sugli italiani. Altra ideona il congelamento della riserve russe in dollari, per cui volò di corsa negli Usa per dare la sua consulenza, con la conseguenza che i Brics si stanno dando un gran daffare per una moneta alternativa indebolendo il dollaro.

Altra cosa memorabile, oltre al ‘me lo hanno imparato ieri’ del suo ministro dell’Istruzione, fu il clochard che, secondo il Corsera, era stato colpito per la sensibilità mostrata da Draghi nei confronti della categoria. Il suo discorsetto finale al Senato, consegnato al giudizio degli storici, da cui, salvo qualcuno mi dimostri il contrario, non si evince alcuna visione per il futuro del Paese. Nel mentre il gruppo Stellantis, che paga tasse in Olanda ed è azionista del gruppo Gedi, minaccia di abbandonare le produzioni di auto in Italia. In Francia figuriamoci se lo consentono.

“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”. Mi spiace che I soy Giorgia abbia ritrattato, intimorita dall’aver toccato il Santo Graal del sistema italiano, e attaccato duramente Conte per rifarsi un’immediata verginità. Perché Draghi ha svenduto all’estero tutto lo svendibile, massacrato l’economia della Grecia, appiattito la politica estera su un atlantismo suddito e non partecipe, ha fatto tutti i piaceri di questo mondo a Macron, a partire dalla vicenda Fincantieri e Stellantis, ora viene all’estero esaltato, amato e rimpianto. Da brava scolaretta non si è discostata di una virgola dalla linea Draghi. Però almeno lei la promozione di un’agenzia di rating l’ha avuta. Draghi neanche quella!

Ma la domanda di I soy Giorgia rimane sospesa nell’aria e le sue vedovelle, prima o poi, dovranno pur fornire un elenco preciso di quello che ha fatto per l’Italia. Un elenco concreto che vada di là dalla apodittica affermazione che Draghi è l’uomo che l’Universo Mondo ci invidia.

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