Secondo indiscrezioni, nel nuovo esposto della famiglia ci sono informazioni, rilevate attraverso dei sistemi investigativi, per cui si dovrebbe provvedere da parte della Procura a nuove analisi nell’immediato
La notizia – battuta dall’Ansa – è di poche ore fa: la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione della nuova indagine sul delitto di via Poma. L’ennesima sul truce omicidio di Simonetta Cesaroni, la ventenne di Cinecittà ammazzata il 7 agosto del 1990 in un palazzotto del quartiere della Vittoria a Roma. Il suo corpo era stato flagellato da 29 coltellate inferte da un tagliacarte, in una stanza degli uffici dell’Aiag, l’Associazione italiana degli ostelli della gioventù, dove la ragazza lavorava.
Il nuovo fascicolo, in cui si procedeva per omicidio volontario contro ignoti, era stato aperto nel marzo del 2022, dopo un esposto in cui si chiedeva di verificare alcuni alibi di soggetti già coinvolti nelle indagini precedenti. La Procura, aveva riaperto le indagini dopo la presentazione di un secondo esposto da parte di Paola Cesaroni, la sorella di Simonetta. In quella richiesta erano indicati alcuni soggetti maschili che avrebbero potuto essere in via Poma il 7 agosto e il cui alibi non era stato ancora verificato.
Al termine delle indagini coordinate dalla sezione di polizia giudiziaria di Piazzale Clodio, con l’audizione di più di 20 persone informate sui fatti e dopo aver rianalizzato gli atti dei processi che si sono svolti, è stata chiesta al gip l’archiviazione.
Spiega a FQ l’avvocato della famiglia Cesaroni, Federica Mondani: “Non ci è arrivata ancora nessuna notifica, abbiamo saputo della richiesta di archiviazione dalla stampa. Lo scorso 16 novembre intanto, abbiamo presentato un altro esposto con degli elementi molto importanti e del tutto nuovi. La richiesta potrebbe essere stata fatta prima del nostro esposto, oppure potrebbero chiudere questa indagine per aprirne un’altra, con un nuovo fascicolo”. Secondo indiscrezioni, nel nuovo esposto ci sono informazioni, rilevate attraverso dei sistemi investigativi, per cui si dovrebbe provvedere da parte della Procura a nuove analisi nell’immediato. Se risultassero vere, lo scenario potrebbe di nuovo cambiare e assumere toni rilevanti, per la delicatezza della questione.
Nel corso di questi 33 anni, di indagini e processi aperti e chiusi ce ne sono stati tanti. Così come di indagati, poi tutti prosciolti: l’allora fidanzato della vittima Raniero Busco, il portiere Pierino Vanacore morto suicida nel 2010 e il figlio dell’architetto Cesare Valle, Federico, residente all’epoca nello stabile in cui avvenne il delitto. Nessun colpevole. L’assassino della ragazza di Cinecittà è ancora a piede libero.