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“Rubavo al supermercato, tornavo a casa con 500/600 euro di roba. Poi sono cambiato”: così Achille Lauro racconta di essere stato “cresciuto da pregiudicati”

Il cantautore ha presentato ha presentato il suo primo docu-film “Ragazzi Madre – L’Iliade”, disponibile su Prime Video

di Andrea Conti

Achille Lauro, prima di rifugiarsi in America per iniziare a lavorare al suo prossimo album, ha presentato il suo primo docu-film “Ragazzi Madre – L’Iliade”, disponibile su Prime Video. “Non è una storia, ma un poema epico” è la premessa per chi vuole addentrarsi dentro il racconto di un viaggio da icona urban della periferia romana, “ragazzo-madre” di amici e figli di nessuno a icona musicale sui palchi e imprenditore. Volevo i soldi che non avevo mai visto, le cose che non avevo mai fatto – inizia così Lauro a commentare il suo docufilm -. Le prime volte, mi ricordo, a 14 anni mi sentivo ricco con 50 euro. Quando li avevo in mano fu tipo la prima sco**ta. Quello fu il concepimento. La roba che vendevamo fecondava le strade”.

L’inizio del film spiega che Lauro da adolescente è stato allontanato dalla famiglia, assieme al fratello Federico, già maggiorenne. I due si sono rifugiati in una comune nella periferia di Roma: “Vivevo con persone più grandi, artistoidi, delinquenti, figli di nessuno – ha rivelato -. A 15 anni sono stato cresciuto da cinquantenni pluripregiudicati che per me erano qualcosa di simile a un padre. Oltre al contesto marcio, razzista e omofobo, tutto il peggio del peggio descolarizzato, senza cultura, era anche un ambiente pericoloso con gente e persone pericolose. Chiaramente ho iniziato a delinquere molto presto, ero veramente piccolo andavo a rubare al supermercato con due cestini uno lo prendevo con la mano l’altro lo facevo passare sotto la cassa e lo spingevo col piede e riempivo le buste un po’ da sopra e un po’ da sotto , tornavo con 500/600 euro di roba. Per noi era la nostra festa! All’inizio non avevo paura di perdermi perché ero un incosciente e anche stupidamente compiaciuto”.

Poi la svolta: “Quando sei giovane pensi di essere invincibile mentre se oggi dovessi parlare con un ragazzo di quel mondo gli direi di fare attenzione perché il burrone è lì davanti a te. Molti miei amici hanno avuto problemi seri con la legge e non solo e la cosa peggiore, oltre a trovarsi faccia a faccia con la morte, è stata rendermi conto che non volevo diventare come le persone che mi avevano cresciuto. Mi sono spaventato di non avere un posto nel mondo, di essere nulla. Questo mi ha spaventato più della violenza. Ad un certo punto ho detto: ‘Sto diventando ciò che non voglio diventare‘. Così ho iniziato a scrivere, mi faceva stare bene perché sfogavo così alcune difficoltà”. La musica salva così la vita ad Achille Lauro.

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