L’1-0 sul Marsiglia di Gattuso ha garantito l'accesso diretto agli ottavi di Europa League
I giornali di Brighton lo chiamano RDZ: una sigla. Il popolo dei Seagulls, i “gabbiani”, urla il nome: Robertoooo. I giocatori alternano “coach” e “mister”, ma nell’immaginario collettivo della sua truppa è considerato un “maestro”. Roberto De Zerbi ha una città e una squadra ai suoi piedi: in quindici mesi è diventato il signore della comunità più open d’Inghilterra, sulla costa meridionale. Giovedì sera, l’1-0 sul Marsiglia di Rino Gattuso maturato all’88’ con il gol di Joao Pedro, 6 reti in altrettante gare in Europa League, ha esaltato lo stadio Falmer: una bolgia. Una serata memorabile: primo posto nel girone acciuffato all’ultimo tuffo, accesso agli ottavi senza la seccatura dei playoff, vittoria prestigiosa su un club importante del panorama continentale. Il Brighton ha trovato il quarto successo di fila. Sarà una rogna per tutti affrontarlo a febbraio.
“Sto vivendo il momento migliore da quando sono in Inghilterra – le parole a caldo di RDZ, con gli occhi spiritati dopo la rete dell’1-0 -. Battere una grande come il Marsiglia è stata un’impresa. La svolta in Europa è maturata nell’intervallo della gara di andata, in Francia. Dissi alla squadra che non potevamo perdere e che l’Europa meritava uno sforzo in più. Da allora, abbiamo vinto quattro partite di fila. La storia non finisce qui. Vogliamo sognare. Aver evitato i playoff è importante per una serie di ragioni: due gare in meno in un calendario massacrante, siamo già le prime sedici di questo torneo all’esordio in Europa e siamo consapevoli che possiamo giocarcela con tutti. Vedo applicazione, voglia di migliorarsi, orgoglio. Ho perso la voce in questa sfida, è stata una notte fantastica”.
Dopo il gol di Joao Pedro, RDZ ha festeggiato tuffandosi in mezzo ai tifosi. Nelle dichiarazioni, ha dedicato il trionfo anche al Foggia e alla sua gente. “Questo successo chiude un cerchio. Contro Gattuso avevo perso la partita più importante della mia carriera di allenatore”. A Brescia Oggi ha poi spiegato: “Agli allenatori italiani manca il coraggio, non le competenze. Il problema è che un contropiede concesso agli avversari viene vissuto come un sacrilegio. Non si pensa che è una delle conseguenze del gioco di attacco. Seguire un certo percorso ti espone a qualche rischio, è naturale”.
Sicuramente il Brighton ha incassato in questa stagione qualche gol evitabile, ma l’altra faccia della medaglia è un gioco spettacolare, la capacità di affrontare a testa alta tutte le big, la valorizzazione dei giovani e, aspetto non secondario, ci sono i risultati a confortare il lavoro di De Zerbi. In Premier, il Brighton è ottavo, a quattro punti dal quinto posto. In Europa League, accesso tra squilli di tromba agli ottavi. A gennaio, arriverà la FA Cup, altro torneo nel mirino dei Seagulls. La città è pazza di questo allenatore italiano che ha portato il calcio ai suoi massimi livelli. Il popolo dello stadio omaggia De Zerbi con i cori. In un ristorante del centro, gli hanno dedicato una pizza.
Il proprietario del Brighton, Anthony Bloom, 53 anni, attività imprenditoriale avviata come giocatore di poker e scommettitore, oggi anche immobiliarista, ha dimostrato con la scelta De Zerbi di avere la vista lunga non solo sul tavolo verde, ma anche sul rettangolo di gioco. Ha chiuso la finestra del mercato estivo con un attivo di 95 milioni di euro. La “rosa” è valutata quasi mezzo miliardo e dopo la stagione boom di un anno fa, ecco il consolidamento. Bloom è consapevole che De Zerbi è nel mirino delle big del football mondiale: si parla di lui per il post-Ancelotti al Real Madrid, ma anche il Manchester City e il Liverpool lo considerano un potenziale erede di totem come Guardiola e Klopp. Se Bloom ha dimostrato di essere un abile pokerista, anche RDZ ha saputo giocare bene le sue carte. Quando nell’autunno 2022 accettò l’incarico del Brighton, qualcuno disse: “Perché salire in Inghilterra e rischiare di complicarsi la vita in un club senza storia, innamorato di Graham Potter?”. Ha vinto De Zerbi: la scelta Brighton non è stata un bluff.