Banca d’Italia ha di nuovo ridotto le previsioni sulla crescita economica italiana del 2024. Una limatura, da + 0,7% a + 0,6%, ma che dà il senso di come le cose non stiano volgendo al meglio. Via Nazionale giustifica la riduzione spiegandola con “segnali di una più prolungata debolezza congiunturale. Salgono invece le stime per il 2025 (soggette però ad un maggior margine di errore ed incertezza). Nel 2025 e nel 2026, “per effetto delle ipotesi desunte dai mercati finanziari di tassi di interesse lievemente più contenuti”, l’economia dovrebbe crescere, secondo Banca d’Italia, dell’1,1%.

Lo 0,6% previsto nel 2024 è leggermente al di sotto delle previsioni diffuse ad ottobre dal Fondo monetario internazionale (+ 0,7%) e, in misura un po’ più consistente, di quelle della Commissione Ue (+ 0,9%). Se quello di Banca d’Italia si rivelasse corretto la crescita italiana sarebbe perfettamente in linea con la media prevista per la zona euro ma dietro a Francia, Germania e Spagna. Lo 0,6%, soprattutto, è la metà della cifra indicata nella Nota di aggiornamento diffusa dal ministero dell’Economia a settembre e su cui è stata costruita la manovra di bilancio per il prossimo anno.

Oggi sono stati diffusi anche i dati provvisori dell’indagine Pmi di dicembre (interviste con i responsabili degli acquisti di un campione di aziende, ndr) indicano una ulteriore contrazione dell’attività economica nell’eurozona. L’indice elaborato da S&P Global, scende a 47, rispetto a 47,6 di novembre, attestandosi al minimo in 2 mesi. Il settore della manifattura resta in stabile contrazione mentre i servizi registrano un forte calo. In particolare l’indice Pmi manifatturiero è stabile a 44,2, mentre gli analisti prevedevano un lieve miglioramento a 44,6. Il Pmi dei servizi scende a 48,1, rispetto al 48,7 di novembre, rispetto alle stime di un dato in aumento a 49. Cinquanta è la soglia che divide una fase di espansione economica da una di contrazione.

Sul fronte inflazione è attesa una decisa frenata in Italia nei prossimi tre anni quando l’indice dei prezzi vedrà una crescita sotto il 2%, livello obiettivo della Bce. Già in novembre peraltro il carovita si è attestato all’1,7%, frenato soprattutto dal calo del costo di beni energetici. Secondo Banca d’Italia “l’inflazione al consumo sarebbe pari al 6% nella media di quest’anno e diminuirebbe nettamente in seguito, collocandosi in media sotto al 2% per tutto il prossimo triennio”. La discesa rifletterebbe principalmente “il netto ridimensionamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti intermedi, solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni“.

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