“I principali marchi del fast fashion hanno chiuso le proprie catene di negozi in Russia dopo l’invasione dell’Ucraina ma restano dipendenti dal poliestere prodotto in India e Cina con il greggio proveniente dalla Federazione, contribuendo – di fatto – all’economia di guerra di Putin”: è l’accusa della fondazione no profit Changing Markets che con il rapporto “Crude Couture”, evidenzia un controsenso delle sanzioni alla Russia ma anche il mancato impegno nell’abbandono delle fonti fossili. “Al di là delle preoccupazioni etiche legate al finanziamento indiretto della guerra, il poliestere è anche un fattore trainante del modello distruttivo della fast fashion – afferma il rapporto – e la dipendenza dei marchi da questa fibra rischia di mettere a repentaglio gli obiettivi climatici, oltre a esacerbare l’inquinamento da microplastiche e la crisi dei rifiuti.

Le fibre sintetiche: un problema per il clima“Nel 2015, la sola produzione di poliestere per i tessili è stata responsabile dell’emissione di oltre 700 milioni di tonnellate di biossido di carbonio equivalente alle emissioni di gas serra annuali del Messico o di 180 centrali elettriche a carbone – evidenzia il rapporto di Changing Markets – si prevede che questa cifra raddoppierà entro il 2030, raggiungendo il doppio delle emissioni di gas serra dell’Australia”. “A meno che l’industria non adotti misure sostanziali per ridurre la propria dipendenza dai materiali sintetici, si stima che quasi tre quarti (73%) di tutti i prodotti tessili deriveranno da combustibili fossili entro il 2030”.

Poliestere realizzato con petrolio russo e con carbone – Il rapporto di Changing Markets afferma che 39 dei 50 marchi analizzati (il 78%)– tra cui H&M, Inditex, New Look, Next, C&A and Zalando – acquistano abbigliamento confezionati da aziende cinesi e indiane con poliestere derivato da petrolio russo. “Le nostre ricerche hanno rivelato che la Russia è un fornitore chiave di greggio usato dalle società petrolchimiche Reliance Industries in India e Hengli in Cina – spiega l’ong ambientalista – queste aziende producono filati e tessuti di poliestere venduti ai produttori di abbigliamento di tutto il mondo, che a loro volta realizzano abiti per molti dei più grandi marchi della moda veloce”. Ma oltre al collegamento con la Russia l’ong rimprovera a oltre 30 marchi della moda il rischio di acquistare in futuro poliestere prodotto con carbone attraverso Hengli “che ha investito 20 dollari miliardi in un progetto dal carbone al poliestere”.

Silenzio anche da marchi “vicini all’ambiente” – “Le aziende della moda fanno le finte tonte” – accusa il rapporto, evidenziando come Changing Markets le avesse avvisate già un anno fa sia del problema dei legami con il petrolio russo, sia del rischio di acquistare poliestere derivato dal carbone. Chiedendo quali misure avessero adottato dopo un anno, solo 11 di 43 aziende (tra cui le 39 di cui è stato identificato il rapporto con la Russia) hanno risposto. “Tra quelle rimaste in silenzio ci sono Patagonia, Asos, Nike, Gap e Kering, società che fanno importanti affermazioni etiche o ambientali”. Due aziende, Esprit e G-Star Raw, hanno dichiarato a Changing Markets di aver smesso di utilizzare poliestere prodotto con petrolio russo. Altre – Asda, C&A, Tesco, Zalando, H&M, C&A e Inditex – hanno hanno affermato di non saperlo. Le ultime tre hanno affermato che intendono smettere di utilizzare il poliestere ricavato dal petrolio vergine entro cinque anni, senza però – sottolinea Changing Markets – alcun impegno sulla riduzione dell’utilizzo di fibre sintetiche.

Shein: 10mila prodotti lanciati al giorno, per il 64% in poliestere – Sebbene Shein non abbia risposto al questionario, il rapporto evidenzia come il prolifico marchio di moda ultraveloce ha stretto una partnership strategica con Reliance Industries nel maggio 2023. Considerato il lancio giornaliero di Shein di circa 10.000 prodotti, di cui il poliestere costituisce il 64% del mix di materiali, l’ong deduce che Shein si approvvigionerà in modo significativo dal petrolio del conflitto. Secondo i dati commerciali raccolti dal rapporto, Reliance Industries, che sostiene di essere il più grande produttore di poliestere al mondo, ha acquistato oltre la metà delle importazioni totali di greggio dell’India dalla Russia all’inizio del 2023, insieme a un’altra azienda. Nello stesso periodo l’India è diventata il maggiore acquirente di petrolio greggio russo estratto dal mare. Quest’anno anche la Cina si è “rimpinzata” di volumi record di greggio russo a prezzo ridotto, con una quota significativa destinata a Hengli Petrochemical, uno dei maggiori produttori di poliestere al mondo.

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