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Da Ferragnez a Pandorez, il caso Balocco e la maxi multa dell’Antitrust a Chiara Ferragni. Selvaggia Lucarelli: “La beneficenza è una cosa seria”

La giornalista aveva pubblicato per prima (sul Domani) un'inchiesta sulla scarsa chiarezza dell'operazione. La parabola dei Pandorez sembra come subire un brusco stop: da oggi un po’ meno dall’hype buonista e ben più bauscia del cringe

di Davide Turrini

Ingannevole è il pandoro più di ogni cosa. Risuona sinistro, tra la bustina di zucchero a velo del Balocco versione benefica e l’occhietto sguercio del marchio Ferragni sul pacco, un urlo marchiano da scioglipancia. “D’acordoooooo?!?!”. Ci si poteva incagliare in una gaffe verbale sul palco del festivalone, in un video girato male tra le violabili mura dell’attico da megadirettori fantozziani, in una goliardata radiofonica di babbo Federico. E invece madame Ferragni, quella che amoreggia in mutande (trasparenti, d’acordoooo?!?!) e prima della copula aziona il telefonino per riprendersi e donarsi pudica e fiera ai suoi “frollowers”, è scivolata su una fetta burrosa di pandoro. Nemmeno sull’uvetta pizzichina del panetun, accidenti. Lei che la milanesità ce l’ha nel sangue. Pure una shakespeariana ricetta veronese.

La multa di un milione di euro dell’Antitrust alle aziende del cosmo Ferragni (aziende al plurale perché comunque la finanza globale insegna che per vendere pandori e mutande non si fa più come una volta) nella contestazione ufficiale evidenzia come queste aziende fecero intendere ai consumatori che acquistando il pandoro avrebbero contribuito ad una donazione ad un ospedale di Torino (Balocco è piemontese ndr), in realtà effettuata già mesi prima solo dalla Balocco.

Fermo restando che a casa Balocco servirà un esorcismo, perché vendere l’anima ad un diavoletto birichino instagrammato per così poco nemmeno il più disperato dei Faust, la vicenda del benevolo pandoro griffato assume contorni farseschi su cui subito dovrebbe tornare un buon film, una buona serie o un buon romanzetto. Un Vacanze di Natale a CityLife, insomma, o un Totòtruffa ’23. Del resto basta un occhietto per vendere una Fontana di Trevi a tre volte il prezzo normale di acquisto. Questo offre la casa, oggi. Altro che bond argentini della Parmalat.

La fiducia nell’acquisto, qualsiasi acquisto, corre sul filo dei like. Ma la “beneficenza è una cosa seria”, scrive Selvaggia Lucarelli – che sul Domani aveva pubblicato un’inchiesta proprio sulla scarsa trasparenza dell’operazione – su Twitter. E la parabola dei Pandorez sembra come subire un brusco stop: da oggi un po’ meno dall’hype buonista e ben più bauscia del cringe. Un consiglio agli acquirenti del Balocco griffato: mangiate quel pandoro sereni. Mica è colpa vostra (o forse sì?).

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