Metro A e C chiuse a Roma, mentre sono aperte B e B1 e bus, tram, filobus e ferrovia Termini Centocelle sono in servizio attivo con possibili riduzioni di corse. A Milano invece è chiusa la linea 3 della metropolitana, mentre vanno M1, M2, M4 ed M5 e anche tram, bus e filobus. Infine a Napoli la linea 1 della metro è regolare, stop per le Funicolari, ridotto il servizio per le linee di superfice.
Sono alcuni dati dello sciopero del trasporto pubblico locale in corso venerdì 15 dicembre dalle 9 alle 13 dopo che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, ha ridotto la mobilitazione di 20 ore precettando gli autoferrotranvieri. E dopo che, giovedì, il Tar del Lazio ha respinto la richiesta delle sigle sindacali di base Usb Lavoro privato, Al Cobas e Cub Trasporti Cobas lavoro privato, Sgb e Adl Cobas, di sospendere la precettazione.
Secondo quanto si legge nel provvedimento, il Tribunale amministrativo ha rinviato la questione al prossimo 10 gennaio, sulla base del fatto che “il gravato provvedimento (l’ordinanza ministeriale, ndr) ha meticolosamente evidenziato le diffuse criticità conseguenti alla durata programmata dello sciopero che non sarebbero in alcun modo limitate dalle fasce orarie di garanzia (…) avuto presente, altresì, che le suddette criticità e i conseguenti disagi per l’utenza sarebbero ulteriormente aggravate: a) dalla particolare condizione di pericolo che interessa alcune aree della Penisola a causa delle avversità atmosferiche di eccezionale intensità; b) dal maggior aumento della mobilità non dettata da esigenze lavorative che si riscontra in questo periodo dell’anno”.
Non è chiaro a quali condizioni atmosferiche avverse di eccezionale intensità ci si riferisca, mentre è certo che se lo sciopero si fosse svolto il 27 novembre come inizialmente previsto, non ci sarebbe stata la mobilità “non dettata da esigenze lavorative”, ovvero lo shopping natalizio. I sindacati dal canto loro parlano di “vera emergenza democratica” e promettono che non staranno più “zitti e buoni”. Da oggi in poi codice della strada rispettato al millimetro; pause tecniche effettuate “scrupolosamente fino all’ultimo secondo, sia ai capolinea che negli intervalli. Se si scende in ritardo, si riprende il servizio in ritardo” e gli autisti “all’uscita dai depositi segnaleranno scrupolosamente sul diario di bordo i guasti e le anomalie rilevate. Chiederanno la sostituzione della vettura e, in caso contrario, chiederanno, tramite SMS su AVM, l’autorizzazione scritta a proseguire, in modo che ne accerti la presa di responsabilità da parte del responsabile preposto”.
La mobilitazione, va ricordato, nasce dal rifiuto delle associazioni datoriali a trattare il miglioramento delle condizioni di lavoro e salari degli autoferrotranvieri che guadagnano in media 1250 euro al mese, la sicurezza per addetti e utenza, gli investimenti pubblici per il settore e gli argini alle privatizzazioni. A Napoli l’Usb che parla, in una nota, di “fortissima adesione” alla mobilitazione, sarà in presidio davanti al Comune “per rappresentare alla proprietà le ragioni dei lavoratori Anm, chiedere maggiori finanziamenti per il trasporto pubblico locale e denunciare l’attacco al diritto di sciopero messo in atto in queste settimane dal governo Meloni”.
“Nonostante il Tar del Lazio, improvvisatosi improbabile meteorologo e bottegaio, il sole rispende in quasi tutta Italia e la corsa ai regali non è partita (…né può “decollare” visti i salari da fame dei lavoratori) ma l’adesione alla mobilitazione degli autoferrotranvieri è stata significativa in ogni città: Roma, Milano, Palermo, Napoli, Firenze, Bologna, Padova, Genova, Venezie, Verona e altre ancora”, commenta una nota al termine dello sciopero. “Nonostante l’aggressione di Salvini al ‘diritto dei diritti’ l’adesione allo sciopero degli autoferrotranvieri è quasi totale, seppur per sole 4 ore, se non addirittura di meno, a causa delle fasce di garanzia che ne hanno accorciato ulteriormente la durata in diverse province”.
Quanto al futuro, “in un comparto strangolato dai bassi salari, dagli eccessivi carichi di lavoro, dall’abuso di precarietà, gli autoferrotranvieri sapranno farsi vedere e sentire: il Ministro del Ponte sullo Stretto scoprirà che è inutile pensare alle opere faraoniche (…e irrealizzabili!) e ad affannarsi a bloccare gli scioperi regolari, mentre il Trasporto Pubblico Locale si sostiene solo per la buona volontà e professionalità di coloro che ogni giorno si fanno i conti con lo stato di abbandono delle infrastrutture. Non solo le mobilitazioni continueranno incessanti con nuove indizioni di sciopero ma gli autoferrotranvieri sapranno come rispondere a chi ha voltato loro le spalle e ignorato le loro legittime rivendicazioni su salari, condizioni di lavoro e sicurezza per i passeggeri ed i lavoratori”.
Precettazione si, ma non per tutti: giovedì 14 dicembre era andata in scena senza battiti di ciglia una mobilitazione di 8 ore del personale di Trenord che ha incrociato le braccia dalle 9 alle 17. “Lo sciopero scatterà dalle 09.01 alle 16.59, ai sensi dell’art. 2 comma 7 legge 146/90 e s.m.i. e potrà generare ripercussioni sulla circolazione ferroviaria in Lombardia”, recitava il sito della compagnia avvertendo che “il servizio regionale, suburbano, la lunga percorrenza di Trenord ed il servizio aeroportuale potrebbero subire variazioni o cancellazioni”. Evidentemente la copertura delle fasce di garanzia è stata ritenuta sufficiente, cosa che non era pensabile per il Tpl. Eppure Trenord, che ha appena ottenuto senza gara il rinnovo decennale della concessione dalla giunta Fontana, serve il collegamento tra Milano e l’aeroporto di Malpensa e copre capillarmente i collegamenti suburbani e regionali della Lombardia. La compagnia riveste ormai un ruolo chiave nei trasporti in Lombardia e nelle regioni limitrofe che collega con Milano, visto che arriva fino a Verona, Parma, Piacenza, Alessandria, Novara, Vercelli, Tortona, ma anche nelle svizzere Lugano, Mendrisio, Bellinzona e Locarno.
“Letteralmente paralizzato il trasporto ferroviario lombardo. Questo a causa della mancanza di volontà dei dirigenti aziendali ad affrontare i problemi dei lavoratori attraverso un corretto confronto con le rappresentanze sindacali – si legge in una nota congiunta OSR UILT-UIL/SLM-FAST-CONFSAL/FAISA-CISAL/ORSA FERROVIE datata 14 dicembre – Ciononostante, durante la manifestazione, l’azienda Trenord attraverso un suo alto dirigente ha ritenuto di mettere in atto comportamenti palesemente provocatori verso i manifestanti, anziché aprire subito il confronto con le Organizzazioni Sindacali. Il sindacato ed i lavoratori non si fermeranno davanti ad un gruppo manageriale che viola accordi evidenziando continuamente le proprie lacune nella gestione del personale e nelle relazioni industriali. Il RISPETTO nei confronti dei LAVORATORI deve essere l’obiettivo principale. La dignità lavorativa ed i diritti sanciti nei contratti e negli accordi non devono essere violati e neppure interpretati.Oggi i lavoratori, a gran voce, hanno palesato un enorme malcontento. Sarebbe ora che i dirigenti avviino un confronto corretto e costruttivo che metta fine ad una vertenza annosa. Ci dispiace per i pendolari ed i clienti di Trenord che, come i lavoratori, subiscono continuamente le inefficienze aziendali. Ringraziamo tutti i lavoratori che hanno aderito in modo convinto allo sciopero e coloro i quali hanno dato vita ad una manifestazione a dir poco epocale!”.