Il giudice per le indagini di Milano, Giulio Fanales, ha convalidato il fermo di Guido Pozzolini Gobbi Rancilio e disposto la custodia cautelare in carcere del 36enne, ancora ricoverato al Policlinico di Milano, “in precarie condizioni sul piano psicologico”. Nell’ordinanza di 12 pagine si esclude che l’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato della madre Fiorenza, abbia agito per legittima difesa non avendo trovato sul suo corpo tracce di ferite. Ci sarebbe il “pericolo di fuga” di Rancilio, che è residente in Svizzera, e “dotato delle finanze utili al proprio mantenimento prolungato in territorio estero”.
La Procura di Milano aveva chiesto la custodia cautelare in carcere da eseguirsi anche in un luogo di cura. Il legale di Rancilio, avvocato Francesco Isolabella, si era associato alla richiesta della pm Ilaria Perinu. L’uomo, ricoverato subito dopo la scoperta del cadavere della donna da parte degli investigatori per via dello stato confusionale nel quale si trovava a causa di ansiolitici e antidepressivi, si è avvalso della facoltà di intendere e di volere.
L’uomo potrebbe aver lavato il “manubrio da palestra” con cui presumibilmente mercoledì ha colpito a morte la madre come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del 36enne. C’è una “ragionevole ipotesi” del “preventivo lavaggio” per “eludere le investigazioni”. L’oggetto, individuato come arma del delitto, “non appariva sporco di sangue” ed è risultato positivo alle “tracce ematiche” solo dopo gli accertamenti eseguiti con il luminol. Il manubrio proviene da una palestra nell’abitazione di via Crocefisso a Milano dove gli investigatori dei carabinieri della Compagnia Milano Duomo hanno trovato “numerose coppie di manubri di diverso colore e peso, con un solo manubrio non accoppiato”.