Il duca di Sussex è stato il primo reale della storia contemporanea a testimoniare davanti alla giustizia. Adesso, l’Alta Corte di Londra gli ha riconosciuto un indennizzo di 140.000 sterline nella causa contro il tabloid britannico
“Mi è stato detto che a uccidere un drago ci si brucia, ma alla luce dell’importanza di fare ciò che è necessario per una stampa libera e onesta, è un prezzo che vale la pena pagare”. Così il principe Harry, in un messaggio letto dal suo legale David Sheborne dopo la vittoria in tribunale contro il Daily Mirror. Un trionfo storico nella sua guerra contro i tabloid britannici, anche perché primo reale della storia contemporanea a deporre di persona davanti alla giustizia (l’ultimo era stato Edoardo VII, figlio della regina Vittoria, in un processo per diffamazione di oltre un secolo fa). L’Alta Corte di Londra ha condannato l’editore del quotidiano londinese, accusato dal secondogenito di Re Carlo III di aver recuperato “illegalmente” informazioni per scrivere 33 articoli sulla sua vita privata e per aver realizzato “intercettazioni telefoniche su vasta scala dal 2006 al 2011”.
Imputazioni che la difesa del giornale aveva etichettato, durante il processo, come “frutto di illazioni”. Niente da fare, però. Perché il giudice Timothy Fancourt ha riconosciuto come “provata” la raccolta illegale di notizie sul principe, almeno in 15 articoli dei 33 denunciati. Al duca di Sussex, adesso, un indennizzo di 140.600 sterline, a fronte delle 320.000 chieste dai suoi avvocati. La sentenza, inoltre, ha ritenuto il Mirror colpevole di aver fatto ricorso a intercettazioni illegittime già dal 1995-1996 – quando Harry aveva circa 11 anni – e poi “in modo esteso e abituale” dal 1998, fino al picco raggiunto tra il 2006 e il 2011. E non è tutto. Perché il provvedimento ha riconosciuto all’editore del tabloid Mgn (Mirror Group Newspapers) e ai vertici societari, in particolare l’ex amministratore delegato Sly Bailey, l’insabbiamento sistematico di tali pratiche.
Coinvolto nella vicenda anche Piers Morgan, in passato direttore del Mirror, ora conduttore televisivo di successo di Talk Tv (emittente del gruppo Murdoch) e sempre protagonista di polemiche contro i duchi di Sussex. Dal verdetto, infatti, risulta che fosse a conoscenza dell’attività di hacking telefonico nei confronti di Harry. Accusa prontamente smentita e nuovo attacco al principe, secondo il giornalista reo di voler “distrugge la monarchia” con un comportamento “avido e ipocrita”. Accolto l’esito della sentenza, comunque, Mgn ha diffuso una breve nota per scusarsi “senza riserve laddove si siano verificati atti illeciti” definiti “storici” (quindi, secondo l’azienda non relativi a comportamenti attuali) e assumersene “la piena responsabilità”, con l’assicurazione di aver già provveduto al pagamento del “risarcimento adeguato”. Forte della fresca vittoria, il principe ribelle si è detto felice di “aver ucciso il drago”, ma non è ancora sazio. “La missione continua”, il suo monito.