“La morte dell’attore 54enne Matthew Langford Perry è dovuta agli effetti acuti della ketamina. Gli altri fattori che hanno contribuito alla sua morte includono l’annegamento, la malattia coronarica e gli effetti della Buprenorfina (usata per trattare l’abuso di oppioidi)”, si legge nei risultati dell’autopsia sul corpo della star di Friends, diffusi dal dipartimento di medicina legale della Contea di Los Angeles. Ma dalle carte iniziano a emergere altri dettagli: nelle settimane precedenti alla morte, Matthew Perry si sottoponeva a regolari iniezioni di testosterone che lo lasciavano, secondo una collaboratrice citata dal New York Post, irritabile, “pieno d’ira e di cattiveria”. Di queste inizioni si parla proprio nel rapporto di 19 pagine del medico legale, reso noto venerdì 15 dicembre. La collaboratrice ha escluso che Perry avesse impulsi suicidi. L’attore era in terapia con infusioni di ketamina (cura ansia e depressione) ma la massiccia presenza rilevata nel suo sangue non poteva provenire dall’ultima sessione dal medico, avvenuta circa una settimana e mezza prima della sua morte. Ai livelli rilevati, pari a 3.271 nanogrammi per millilitro, la ketamina può provocare “la sovrastimolazione cardiovascolare e la depressione respiratoria”. Non è chiaro invece come mai si facesse inizioni di testosterone.