Enzo Bianchi, il fondatore della comunità di Bose, costretto nel 2020 ad allontanarsi dalla sua stessa creatura con decreto approvato in forma specifica dal Pontefice, sabato mattina è stato accolto a braccia aperte da Papa Francesco con tanto di udienza ufficiale nel Palazzo Apostolico.
Alle dieci, il monaco e scrittore ottantenne, accompagnato da Goffredo Boselli, uno dei fratelli che erano stati obbligati ad abbandonare Bose, si è seduto accanto a Bergoglio che è stato “cordiale e sempre affettuoso”, come ha riferito lo stesso Bianchi a ilfattoquotidiano.it, poco dopo il colloquio.
Un incontro che parla da sé: il Santo Padre ha voluto parlare con padre Enzo in maniera ufficiale tanto che l’appuntamento compare nella lista delle udienze, pubblicata dalla Sala Stampa del Vaticano; non l’ha visto da solo ma ha desiderato che fosse con loro anche Boselli, che ai tempi delle tensioni era finito nell’occhio del ciclone con un altro fratello e una sorella, inoltre ha calendarizzato il tutto proprio prima di Natale.
“Papa Francesco – confida Enzo Bianchi a ilfattoquotidiano.it – è sempre molto attento a ciò che scrivo. Mi ha incoraggiato ad andare avanti con fiducia. Mi è vicino”. Parole che suonano come una benedizione all’azzardo che Bianchi ha osato nel dar vita, lo scorso mese di settembre, a Casa della Madia una nuova fraternità cristiana, che si trova ad Albiano, a due passi da dove è risieduto fino alla morte monsignor Luigi Bettazzi ma a pochi chilometri anche da Bose.
Proprio in questa realtà, già visitata in questi mesi da centinaia di persone tra cui il filosofo Massimo Cacciari, sono tornati a vivere insieme ad altri cinque fratelli e sorelle, due delle persone che erano state costrette con padre Bianchi a lasciare Bose, continuando come dice padre Enzo, “a cercare di vivere il Vangelo nella vita comune da semplici laici”.
Il Papa e padre Bianchi si sono confrontati con parresia anche su quanto accaduto a Bose nel 2019/20 commentando reciprocamente i fatti. Un ritorno sui suoi passi – secondo molti addetti ai lavori – da parte di Bergoglio che ai tempi si sarebbe fidato ciecamente della scelta del Segretario di Stato, cardinal Pietro Parolin, di inviare nella comunità piemontese lo psicoterapeuta padre Amedeo Cencini, in veste di delegato pontificio con poteri assoluti.
Una presenza, quella del canossiano, che ha creato non poche tensioni all’interno della fraternità di Bose tanto che molti monaci e monache, a seguito del “commissariamento” della comunità, hanno abbandonato la loro scelta di vita.
Un gesto notevole quello del Pontefice, se si pensa che lo stesso Parolin proprio nel mese di gennaio 2022, scrisse ai vescovi italiani una missiva ove diceva: “Valutate se sia opportuno affidare a Enzo Bianchi la predicazione e la formazione per clero, religiosi e laici”.
Di fatto, da allora, nonostante il tentativo di una parte del Vaticano di isolare l’anziano monaco, oggi spesso in ospedale per una cura terapica (pochi giorni fa su “X” ha scritto: “Negli ultimi mesi sono stato ricoverato in ospedale quattro volte e questo per un’infezione alla ferita dell’intervento. Resto convinto che il dolore è insensato, è solo sofferenza inutile ma il soffrire con gli altri porta alla compassione, all’attenzione e alla cura di chi soffre”), alcuni vescovi e molti amici di Bianchi hanno continuato a dimostrare a lui e ai fratelli e alle sorelle che lo hanno seguito, vicinanza e stima, invitandolo alle conferenze in ogni parte d’Italia e frequentando le fraternità da lui fondate.