Il terzo governo di Pedro Sànchez è nato sulla base di un accordo con gli indipendentisti catalani. Pochi giorni fa la legge sull’amnistia è passata con 178 voti a favore (cioè tutti i voti su cui può contare la maggioranza di socialisti, alleati di sinistra e partiti regionali) e ora passerà da alcune commissioni prima di essere licenziata. Un provvedimento che nelle scorse settimane ha provocato diverse manifestazioni di piazza in Spagna, anche con momenti di tensione, convocate dalle opposizioni del Partito popolare e di Vox. Cosa c’è in questa legge? Che periodo vive la Spagna? Ilfattoquotidiano.it ne ha parlato con David Cid, capogruppo al Parlamento catalano di En Comù Podem, partito che a livello nazionale sta nella coalizione Sumar e che fino al giugno scorso ha espresso la sindaca di Barcellona, Ada Colau.
Com’è nata la legge per l’amnistia?
La legge di amnistia nasce dalla volontà di riportare nella politica il conflitto tra Catalogna e Spagna e così toglierlo dalla via giudiziaria e dalle mani dei giudici. Questa è stata sempre la via rivendicata da En Comù Podem tanto che nel mandato precedente abbiamo lavorato per l’indulto dei/le leader del movimento indipendentista. In più, adeguandoci alla legislazione europea, abbiamo sostenuto la riforma del codice penale con l’eliminazione del reato di sedizione. Quello che non si può accettare è che la giustizia si sostituisca al dibattito politico e ne prenda il posto. Questa legge può anche chiudere una delle tappe della politica spagnola segnata dal Partito Popolare che ha usato la questione catalana come capro espiatorio e così costruire consenso nel resto del Paese.
Come si spiega le tensioni sociali spinte dalle destre?
Le tensioni create dalla destra estrema e della destra del Partito Popolare mi pare mostrino la non accettazione del risultato elettorale di luglio, ovvero un risultato che legittima il governo di sinistra Psoe-Sumar. La stessa strategia è stata utilizzata anche nella scorsa legislatura dall’estrema destra e ora Feijòo l’ha fatta sua: mettere in discussione la legittimità del sistema parlamentare spagnolo. Poi penso ci sia una competizione dentro la destra, che nasce già dall’origine di Vox che altro non è che una scissione del Partito Popolare. E penso ci sia uno scontro tra i due soggetti anche per capitalizzare gli scontri tra Spagna e Catalogna. Poi c’è una terza questione, la negazione della realtà spagnola: la Spagna è paese plurinazionale, esistono diverse entità territoriali e diverse nazioni, non solo la Catalogna, Pp e Vox non hanno mai capito cos’è davvero la Spagna e cosa significa vivere in uno stato plurinazionale. Questo nuovo governo apre una nuova fase politica proprio per provare a governare questo fenomeno e questa diversità. Penso che com’è successo per altre proposte delle sinistre, come con la legge sull’aborto o sui matrimoni omosessuali, leggi che possono migliorare la situazione socio-politica nei diversi territori del Paese, si vive una fase di tensione, molto dura, agitata da Pp e Vox ma, ben presto, questo finirà e cesserà anche il dibattito politico non appena si vedrà che la legge sull’amnistia migliorerà il clima generale.
Si aspettava che i partiti indipendentisti di altre zone della Spagna appoggiassero la proposta di legge?
Non mi stupisce, per quello che dicevo prima, che altri partiti indipendentisti abbiano appoggiato la proposta di legge, perché c’è una visione politica plurinazionale che riflette la vera situazione della Spagna. Ci sono certi elementi di interessante novità politica come l’esperienza di Bildu, nel Paese Basco, che sta provando a fare un progetto di coalizione anche territoriale. Mi pare che questo rifletta l’idea di stato plurinazionale. Non solo mi pare risponda anche alla logica comune di non far governare Pp e Vox, perché mi pare che il mandato uscito dalle urne il 23 luglio sia chiaro, non dare a Vox e Pp la possibilità di governare e usare i conflitti territoriali presenti in Catalogna o in Galizia, per propaganda.
Che visione ha dell’alleanza tra Meloni e Abascal?
L’amicizia tra Vox e Fratelli d’Italia mi pare sia in linea con la capacità della destra estrema in Europa di costruire alleanze ampie e diffuse anche a livello internazionale. E così abbiamo visto l’appoggio di Meloni ad Abascal durante l’ultima campagna elettorale, o di Abascal a Milei. C’è un’internazionale dell’estrema destra che fa si che ci siano appoggi reciproci tra diverse esperienze in diversi Paesi sia nella costruzione di un discorso politico sia materiale con supporti logistici ed organizzativi reciproci. Questo di fatto pone una questione alle sinistre europee ed internazionali, soprattutto sulla loro capacità di costruire alleanze. Penso, a breve periodo, sia alla Sinistra Europea che ai Verdi Europei chiamati a costruire un’agenda capace di connettersi con le classi popolari e fermare l’avanzata di odio che le destre, e quindi i vari Meloni e Abascal, propongono. Dobbiamo quindi fare i conti con quest’internazionale che arriva fino a Trump, Milei e Bolsonaro.
Cosa dice dell’uscita di Podemos da Sumar?
La nostra posizione anche dentro Sumar è chiara così come l’accordo tra una quindicina di formazioni politiche per lavorare in maniera comune e contribuire alla riuscita a sinistra del governo spagnolo. Penso che non dobbiamo dimenticare che l’elettorato ci ha chiesto di lavorare assieme e così pensiamo che Podemos abbia commesso un errore ad uscire dal gruppo parlamentare di Sumar. La nostra volontà, anche a livello catalano, come En Comù Podem è quella di continuare nel tracciato creato per le elezioni municipali del 28 maggio e quindi di continuare a lavorare assieme, progetto che poi il 23 luglio ci ha fatto essere la seconda forza politica nella regione con oltre il 15% delle preferenze. Quindi la nostra volontà è quella di continuare a lavorare assieme a quella parte di Podemos e Podem che ha lavorato con noi.
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Nella foto in alto | Un’immagine del Congresso spagnolo e David Cid, capogruppo di En Comù Podem al Parlamento catalano