“Intendo sottoporle una questione di particolare gravità, che non solo ha prodotto effetti lesivi della mia personale onorabilità, ma è suscettibile di produrre un’alterazione della fisiologica dialettica dei rapporti tra Governo e Parlamento, con diretto impatto sull’assetto istituzionale del nostro ordinamento democratico e costituzionale”. Si apre così la lettera con cui il leader del M5S, Giuseppe Conte, chiede al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, di istituire un Giurì d’onore che valuti le accuse su quanto fatto dal suo governo sul Mes, lanciate contro di lui in aula dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“Nel corso della seduta dell’Assemblea del 12 dicembre scorso, il Presidente del Consiglio dei Ministri, deputata Giorgia Meloni, con riguardo al procedimento di ratifica del Mes ha testualmente dichiarato: ‘Chi ha dato l’assenso italiano a una ratifica, a livello di Governo, che, oggi, purtroppo, impegna anche noi, e ci fa fare una figura, ci mette in una condizione difficile, perché abbiamo dato un assenso e non stiamo andando avanti? Questo è molto interessante, l’ha fatto il Governo Conte, l’ha fatto senza mandato parlamentare e l’ha fatto – udite, udite – un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solamente per gli affari correnti, dando mandato a un ambasciatore, mandato firmato dall’allora Ministro degli Esteri del MoVimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, senza un mandato parlamentare, senza che me avesse il potere, senna dirlo agli italiani e con il favore delle tenebre, sì! Con il favore delle tenebrè”, riporta Conte.
Ad avviso dell’ex premier, “la sequela di accuse che mi sono state rivolte è davvero impressionante: nella sostanza avrei procurato un danno al Paese agendo ‘con il favore delle tenebre’, ‘senza dirlo agli italiani’, ‘senza un mandato parlamentare, quando ormai mi ero ‘dimesso’ ed ero ‘in carica solamente per gli affari correnti”. Per il presidente del M5s, “siamo ben oltre la normale dialettica parlamentare. Il Presidente del Consiglio nonché deputata Giorgia Meloni mi ha rivolto, nella sostanza, l’accusa di aver agito in modo fraudolento, al di fuori del mandato parlamentare: è la più grave accusa che mi si possa muovere rispetto alla vicenda in esame, sia da un punto di vista politico che da un punto di vista istituzionale e costituzionale”. E “ad aggravare la condotta della dichiarante – continua Conte – è il fatto che queste affermazioni sono state rilasciate in un momento istituzionale di particolare rilievo: durante le Comunicazioni che il Presidente del Consiglio in carica offre in Aula, alla Camera dei deputati, alla vigilia di un Consiglio Europeo che contemplava all’ordine del giorno questioni molto serie e complesse, che non comprendevano affatto la questione del Mes”.