Al nome suggestivo di Hakim Bey (all’anagrafe Peter Lamborn Wilson, 1945-2022) e alla sua figura fascinosa di sciamano anarco-nichilista è collegata la teoria rivoluzionaria che dà il nome al suo libro più famoso, T.A.Z. Zone Temporaneamente Autonome (pubblicato in Italia da Shake Edizioni): libro di culto delle controculture libertarie (dalla rinascita dionisiaca dei rave alla resistenza digitale degli hacker), amato dai padri della cultura beat Allen Ginsberg e William Burroughs.
Il testo-manifesto del “terrorista poetico” e dell’”anarchico ontologico”, come Bey si definiva, mescolava la saggezza spirituale sufi alla rivolta cyberpunk e alle tesi di Deleuze e Guattari, indicando nella T.A.Z. “un luogo liberato, dove la verticalità del potere viene sostituita spontaneamente con reti orizzontali di rapporti”; dunque sia un Altrove interiore che un luogo fisico, circoscritto fuori dalle regole del “Sistema”, come appunto le comunità dei rave o di eventi come Burning Man: “un corteo, una flashmob, una casa occupata, le iniziative di “Critical Mass” o “Reclaim the Streets”, spazi temporanei liberati che possono essere di breve durata temporale e che comunque non devono mai divenire “istituzionalizzati”, zone pirata fuori dal controllo dell’autorità che si spostano, compaiono e scompaiono, riapparendo o meno in altri tempi e luoghi o modalità a seconda delle circostanze e della volontà delle persone che hanno dato vita alla realtà liberata”.
Ora, grazie all’interessante cooperazione di Agenzia X e Ampère Books, è arrivata una raccolta di saggi folgoranti del vecchio sufi anarchico: La vendetta di Zarathustra. Il nuovo nichilismo e altri saggi, tradotto da due dei ricercatori filosofici più vivaci del panorama culturale nostrano contemporaneo, Alessandro Mazzi e Gianluca Didino. La vendetta di cui si parla nel titolo è spiegata in un passo particolarmente rivelatore del libro, in cui Bey indica una terza via di rivolta rispetto all’escapismo passivo (“Tieni la testa bassa, non farti notare (…) Trovati una nicchia in una categoria permessa”) e a quello attivo (appunto, la T.A.Z.: “Creati la tua utopia piratesca”). Ecco come la spiega l’autore: “La chiamo la Vendetta di Zarathustra perché, come ha detto Nietzsche, «una piccola vendetta è più umana di nessuna vendetta» (…) In passato ho sostenuto che il Terrorismo Poetico fosse meglio della violenza reale, perché l’arte può essere brandita come un’arma (…) la distruzione può servire come una forma di creatività, in se stessa o per ragioni puramente estetiche, senza farsi nessuna illusione sulla rivoluzione. Oscar Wilde incontra l’acte gratuit: un dandismo della disperazione”.
In questa citazione si riassumono le diverse anime della raccolta: il saggio introduttivo Il nuovo nichilismo, da cui è tratta la citazione precedente, che descrive la variegata costellazione di pensatori critici nei confronti del mondo moderno (dagli scrittori profetici Ballard e Dick a Guy Debord, dagli esistenzialisti Gide e Camus al “malvagio illuminato” Evola) e in cui Bey dichiara di aderire “a un certo tipo di anarchismo spirituale, ma solo in quanto eresia e paganesimo, non in quanto ortodossia e monoteismo”; il brillante saggio breve Comix, vertiginosa rassegna della controcultura nei fumetti, con riflessioni diacroniche che vanno dai Veda a Marcel Duchamp; veri e propri pamphlet rivoltosi come Perché odio i borghesi, Contro la sostenibilità, Inferno medico, Il declino della criminalità; le riflessioni a partire da Jerusalem, l’ardente profezia di William Blake, raccolte nel testo Officine sataniche che evocano figure come Jung e Benjamin, Eliade e Nietzsche.
Blake ritorna spesso come punto di riferimento, addirittura accanto a Culianu, nel capitolo Hermes redivivo in cui Bey raggiunge una consapevolezza archetipica cristallina: “È Hermes a gettare un ponte tra il metalinguistico e il sublinguistico in forma di messaggio inteso come medium e linguaggio: egli è il trickster che conduce alla meta disorientando, il tremendum che echeggia tra gli anfratti delle parole. Hermes è quindi politico, o piuttosto ambasciatore: patrono dell’intelligenza e della crittografia, nonché di un’alchimia che ricerca l’incorporazione nel reale, Hermes si muove tra il testo e l’immagine (…) in quanto colui che si muove “come in alto così in basso” tra gli spiriti e gli umani, Hermes psicopompo è la coscienza sciamanica”.
Che le ali di Hermes possano accompagnare l’anima di Bey alle delizie soprannaturali che merita.